Ormai è una certezza.
Io odio me stesso. Sennò non si spiega perché io ami soffrire vedendo cose orride.
Dovrei passare la mia vita cercando di fare solo cose belle, seguire un lifestyle tipo “Adoro mì vida!”, volere solo il meglio per me.
E invece no. Mi odio. Mi mortifico da solo, mi auto-sottovaluto, ma soprattutto perdo tempo vedendo cose stupide e inutili, invece di fare il selettivo e guardare solo roba in e complessa.
…vabbè, ma a chi voglio darla a bere? Io ADORO vedere cose trash e brutte…se non si prendono sul serio.
Se l’opera che vedo è brutta, trash E si prende troppo sul serio, allora non va bene per niente e ho solo perso tempo.
La terza stagione di “Tredici” è stata una gran perdita di tempo. 13 ore, per essere precisi, ho sprecato per stare dietro a ‘sta roba.
Avrei dovuto capire l’andazzo già dal trailer, visto che lo staff ha avuto la brillantissima idea di spoilerare subito il mistero principale della stagione: la morte di uno dei protagonisti.
In seguito, una mia meravigliosa e intelligente amica mi ha detto di non guardare TUTTA la serie: lei ha visto solo il primo e l’ultimo episodio ed è riuscita a capire comunque tutta la trama.
Io, però, da perfetto stupido incosciente, ho continuato imperterrito la mia missione suicida (scusami, Hannah Baker, scelta di parola triste): mi sono visto tutti gli episodi.
E adesso mi chiedo perché lo abbia fatto. Questa è una stagione che si regge soltanto sugli ultimi due episodi e su alcuni personaggi che riescono a essere decenti o sviluppati bene, mentre il resto è paragonabile al catarro. Fa schifo ed è anche noiosa. Così noiosa che ogni tanto, in questo articolo, metterò gif di Mara Maionchi scoglionata perché rappresenta al meglio i miei feeling durante la visione di questo serial.
Se prima il numero 13 mi spaventava poco, adesso mi fa tanta paura, perché mi fa pensare a Clay Jensen e alle avventure irritanti dei ragazzi della Liberty High School.
Trama: Sono passati alcuni mesi da quando Clay e Tony hanno impedito che Tyler commettesse una strage al ballo di primavera. I ragazzi hanno ancora qualche difficoltà a riprendere in mano le loro vite, soprattutto perché ognuno di essi ha altri problemi a cui badare. La situazione, però, è destinata a peggiorare e uno dei ragazzi ci rimette la vita…
Sviluppata da Brian Yorkey, “Tredici” (in originale “13 Reasons Why“) è giunta inspiegabilmente alla terza stagione, visto che la storyline principale si sarebbe tecnicamente conclusa con la seconda stagione. La prima stagione è l’adattamento televisivo dell’omonimo romanzo di Jay Asher, uscito nel 2007, mentre sia la seconda che questa sono frutto di materiale aggiuntivo…e si vede e si sente.
Molti dei personaggi già apparsi nelle precedenti stagioni tornano in questo nuovo arco narrativo:
- Il protagonista disagiato Clay (Dylan Minnette)
- La giovane guerriera Jessica (Alisha Boe)
- Il cupo Tony (Christian Navarro)
- Lo stupratore Bryce Walker (Justin Prentice)
- Il bravo ragazzo Zach (Ross Butler)
- Il gracile Alex (Miles Heizer)
- Il quasi assassino seriale Tyler (Devin Druid)
- Il bullo Montgomery (Timothy Granaderos)
- Il complicato Justin (Brandon Flynn)
- I genitori di Clay, Lainie (Amy Hargreaves) e Matt (Josh Hamilton)
- La madre di Bryce, Nora (Brenda Strong)
Alcuni personaggi compaiono in forma minore rispetto al solito, come Courtney (Michelle Selene Ang), Chloe (Anne Winters), il preside Bolan (Steven Weber), Olivia Baker (Kate Walsh) e l’ex counselor Porter (Derek Luke), mentre altri non compaiono affatto, tipo Ryan (Tommy Dorfman), Sheri (Ajiona Alexus), Marcus (Steven Silver), Skye (Sosie Bacon) e soprattutto Hannah Baker (Katherine Langford), la vera protagonista delle stagioni precedenti.
Sono tanti personaggi, ognuno portatore di una propria storia personale, ma a essi si aggiungono delle new entry, prima tra tutti Amarowat, per gli amici Ani (Grace Saif), una nuova studentessa della Liberty. Altri nuovi arrivi sono Amara Josephine (Nana Mensah), madre di Ani e domestica/infermiera dei Walker; Casey (Bex Taylor-Klaus), un’altra ragazza sopravvissuta ad uno stupro e amica di Jessica; Charlie (Tyler Barnhardt), un compagno di squadra di Montgomery e Zach; lo sceriffo Diaz (Benito Martinez) e il signor Chatnam (Raymond J. Barry), il malato padre di Nora e nonno di Bryce.
“Tredici” ha tanti problemi…come gran parte dei personaggi.
Cominciamo con Clay.
CLAY JENSEN È UNO DEI PEGGIORI PROTAGONISTI CHE IO ABBIA MAI VISTO IN UNA SERIE TV.
Non riesco a sopportarlo. Ha sempre il muso, è un represso, agisce solo di istinto, ha principi di possessività mista a stalkeraggio ed è noioso. È una lagna mortale e le sue reazioni a ogni singolo evento sono una vera prova di pazienza. Preferirei andare a cena con Hannibal Lecter piuttosto che andare a scuola con Clay Jensen. Mi dispiace per Minnette, poi, ma lo trovo mono espressivo, sa fare solo due facce: quella disagiata e quella musona. Un po’ come Kit Harington nei panni di Jon Snow.
Gli altri personaggi sono un’altalena di emozioni che ho provato nei loro confronti, sia positive che negative.
Jessica è il vero personaggio cardine della storia, una dei pochi che ha avuto un’evoluzione coerente e forte. Da cheerleader nella prima stagione, l’abbiamo vista prendere coscienza della sua condizione di sopravvissuta durante il processo della seconda stagione e adesso la vediamo ancora più consapevole dell’importanza della sua voce in una società che ancora non sa riconoscere i veri problemi. Jessica è una guerriera e ogni sua scena lascia il segno.
Altri due personaggi che sono evoluti tantissimo, anche se in modi completamente diversi, sono Tyler e Justin. Il primo ha rischiato di diventare una persona peggiore di Bryce, ovvero uno dei (purtroppo) tanti ragazzi fragili che commettono stragi nelle scuole, ma è stato fermato in tempo e lo vediamo metabolizzare la sua rabbia e il suo dolore in maniera molto introspettiva. Non sopportavo Tyler nella prima stagione, ma durante questo capitolo avrei voluto tanto abbracciarlo e aiutarlo. Anche Justin era uno dei personaggi che più detestavo, inizialmente, ma ho cominciato piano piano ad apprezzarlo, quando ha capito di dover fare la cosa giusta. In questa stagione, però, svacca tantissimo, molte sue azioni non le ho capite, ma è diventato di sicuro una persona più interessante.
Alex è peggiorato. Un altro personaggio che agisce a cacchio di cane, non l’ho capito per niente, è diventato un’ombra inutile. Zach è sempre simpatico, razionale, anche troppo buonista, ma è uno dei pochi con del sale in zucca. Tony ha perso un bel po’ di mordente, ma ci presenta una storia molto difficile e attuale, in poche scene riesce comunque a lasciare il segno.
Bryce è un punto molto delicato. Anche lui attraversa una fase introspettiva, soprattutto ora che ha finalmente subito il karma che si meritava, nonostante non abbia ricevuto una punizione completamente giusta. Forse, ha finalmente capito di essere uno schifoso stupratore e causa principale del suicidio di Hannah. Ironicamente, pensavo all’inizio della prima stagione che fosse il tipico scemotto del villaggio, ma in realtà ha molte altre caratteristiche, quasi tutte negative. Il rapporto che si è instaurato tra me spettatore e il suo personaggio in questa stagione è difficile da descrivere: in alcuni momenti, mi ha fatto pena in quanto essere umano come tutti, ma poi mi sono ricordato che è uno stupratore, quindi fanculo. Persone come lui non cambiano di punto in bianco. Ho comunque apprezzato il suo percorso, anche se a un certo punto anche lui svacca e non ho ancora capito il motivo. Una cosa però è certa: Justin Prentice è stato bravissimo, lo reputo uno degli attori più bravi del cast in questa stagione, insieme a Devin Druid e Alisha Boe. Mi hanno trasmesso davvero tante emozioni.
Passiamo all’altro punto delicato. Montgomery, il ragazzo a cui penso di aver dato il maggior numero di soprannomi di sempre: Merdomery, Minchiomery, Stronzomery, Assomery, Bitchomery, Cretinomery, Full Monty e molti altri nomignoli/insulti che non dirò perché sono spoiler. Il peggior bullo di sempre acquista sempre più importanza in relazione alla trama principale ma finalmente lo conosciamo anche in modo più personale, con alcuni momenti dedicati alla sua vita privata. Alla fine anche lui è una persona fragile, ma farà sempre schifo perché nulla ti dà il diritto di fare il bastardo, bullizzare, picchiare e sodomizzare dei poveri innocenti. Nulla. Persone come lui non dovrebbero esistere perché sono loro il motivo per cui molti ragazzi passano un’orribile infanzia/adolescenza e finiscono per incontrare tristi destini perché troppo fragili.
I genitori di Clay e Bryce sono gli unici personaggi adulti che appaiono in maniera abbastanza corposa e non sembrano degli stereotipi ambulanti. Mi ha fatto molto ridere che in molti momenti i Jensen abbiano dato priorità a Justin, senza capire i dilemmi del loro figlio naturale (anche se sfido chiunque a capire cosa passi nel cervello di quel pesce lesso di Clay). La signora Walker mi ha sorpreso: una donna forte, che cerca di mantenere la sua dignità e riconosce le colpe del figlio, senza però stigmatizzarlo. è pur sempre la donna che l’ha cresciuto. Magari l’ha fatto male, ma comunque è sempre stata presente quanto poteva, a differenza del padre.
Mi è dispiaciuto che alcuni personaggi siano apparsi pochissimo o per niente, come Sheri, la signora Baker (una dei miei preferiti) o Courtney (così patetica da risultare simpatica). Per alcune assenze, invece, ho esultato: che bello che Marcus e Skye sono spariti, nessuno li sopportava, me compreso. Hannah forse avrei voluto rivederla, nonostante la sua storyline si sia definitivamente conclusa, visto che la sopportavo molto più di altri personaggi ancora presenti.
Le new entry sanno essere un filino utili ma sono tanta carne al fuoco e irritano più dell’ortica.
Ani è fantastica. Ha un diminutivo mortificante, almeno per noi italiani e incarna tanti personaggi in una sola figura: Hannah Baker, Jessica Fletcher, Detective Conan, Patrick Jane di “The Mentalist”, Sherlock Holmes, Cristiano Malgioglio in modalità Comare Pettegola e Dora l’Esploratrice. È estremamente curiosa, anzi impicciona, fa 100 supposizioni al minuto, mette ombra su tutti, sembra che sappia analizzare una persona solo da un paio di sguardi e parole e, ultimo ma non meno importante, mente che è una meraviglia. Un bugiardo cronico sa essere comunque più sincero di lei. È troppo ambigua e sospettosa, viene difficile sopportarla, soprattutto perché è la nuova voce narrante, come lo fu Hannah in passato.
Sì, lo dico e non me ne vergogno. Mi è mancata Hannah Baker, visto quello che ci è rimasto. Ani è troppo ambigua e cervellotica.
Gli altri nuovi personaggi sono ancora più insopportabili, tranne Charles (anche se sfruttato davvero poco, soprattutto per quanto riguarda il suo legame con Monty) e Casey (inizia bene, si sviluppa malissimo, ma recupera molto verso la fine). La madre di Ani verrà ricordata per due motivi: chiama sempre la figlia col nome intero, come se avesse commesso un crimine anche alle 7 di mattina appena sveglia, ed è lo stereotipo ambulante della madre dura, apprensiva e che non si fida nessuno, nemmeno della sua ombra. Lo sceriffo è la personificazione della non professionalità: si accanisce su una sola persona, non segue le piste giuste e va di pregiudizi. Io non mi sentirei protetto, con soggetti come lui nelle forze dell’ordine. Per fortuna c’è l’agente Standall, il padre di Alex. Lui, almeno, ha un briciolo di buon senso. Terminiamo questa carrellata infinita di personaggi con il vegliardo, il nonno di Bryce: lui è la conferma che esiste sicuramente un gene maledetto in alcune famiglie, come i Mishima di “Tekken”.
Per fortuna alcuni personaggi risultano interessanti, perché la maggior parte è veramente da buttare nell’umido.
La storia è…è…un po’…bah.
Non era necessaria, oggettivamente la reputo più inutile della terza stagione de “La Casa di Carta” (ammazza, che annata d’oro per le terze stagioni Netflix)
Si era tutto concluso con la seconda stagione, che senso aveva fare una nuova storia se non per allungare il brodo? Come direbbe Tina Cipollari, è palesemente tutto un “business“.
Come idea, di base, non è neanche uno schifo, perché è qualcosa che succederebbe per davvero, nella vita reale.
Tanto lo sapete tutti cosa succede, visto che i geni del marketing hanno spoilerato subito il big evento nel trailer: Bryce Walker schiatta, anzi…viene accoppato.
Ciao, Bryce, insegna agli angeli a…nah, meglio di no.
Comunque, tutta la serie consiste nello scoprire chi sia l’assassino. Tutti, anche i più insospettabili, avevano un motivo per uccidere il ragazzo, quindi è difficile credere subito all’innocenza di un certo personaggio. Vedremo, quindi, per 13 episodi Clay e Ani in versione “Bonnie e Clyde” (indagano in maniera non totalmente legittima) mista a “Detective Conan”, impegnati con tutte le forze a investigare sul crimine. La soluzione, ovviamente, si saprà solo nell’ultimo episodio.
Partiamo subito con il plot twist scioccante che tanto scioccante non è, visto che ormai lo sapevano tutti i muri. In realtà, il fattaccio viene rivelato solo alla fine del secondo episodio, non subito. Quindi perché diamine spoilerare il punto di svolta già nel trailer?
Perché oggigiorno i trailer di film e serie tv, nonostante durino massimo due minuti, devono per forza rivelare tutta la storia, togliendo a noi poveri spettatori paganti il piacere di scoprire tutto in tempo reale? Allora faccio bene a evitarli, anche se non sempre.
L’omicidio di Bryce in sé, come già detto, è un punto interessante da sfruttare. Visto quello che ha fatto, è logico che non avrebbe fatto una bella fine, nonostante cercasse di fare ammenda. Peccato che è stato approfondito tutto male, visto che i possibili moventi sono stati creati con presupposti abbastanza inutili. I red herring erano troppo forzati. Strano che non hanno persino sospettato del preside, di Courtney, dei genitori di Clay e della mascotte della squadra di football, mancavano solo loro.
La stagione è strutturata veramente male. Ogni episodio verte su uno o due sospetti e le indagini, con tanto di background storico per far capire a noi poveri spettatori cosa abbia spinto quel personaggio a fare quella cosa, sono lentissime. Ci sono tanti momenti morti e noiosi, ho distolto lo sguardo tante volte senza comunque perdere dettagli importanti. Perché fare episodi lunghi un’ora circa ciascuno? Secondo me potevano pure durare mezz’ora perché tante scene erano davvero inutili. Il brodo si è allungato troppo e ha finito per uscire fuori dal piatto, allagando il pavimento. La mia pazienza ha sofferto troppe volte.
Un altro grosso problema è rappresentato dai flashback. Sono tanti e confondono perché si mischiano male con le scene al presente. Nei primi episodi, ammetto di avere fatto fatica a capire quando ci fosse un momento attuale o qualcosa dei mesi prima. Ad avermi fatto girare la testa è il fatto che abbiano mostrato l’evento chiave che avrebbe condotto alla morte di Bryce solo al penultimo episodio, dopo millemila riferimenti e racconti da diverse prospettive, ovviamente uno più confusionario dell’altro. Non so che dire, l’intero intreccio è stato fatto veramente male. Noioso, intricato e poco ispirato.
I colpi di scena non ci sono, almeno in confronto all’omicidio. La soluzione del caso comincia a essere palese verso la fine…e non è un granché. Anche lì, tutto fatto male, in questo caso addirittura affrettato, nonostante la lentezza e la lunghezza eccessiva della stagione. Qualche scena, però, è riuscita a coinvolgermi, ma riguardava solo la crescita personale di alcuni personaggi. La storia principale non mi ha proprio entusiasmato.
Gli ultimi due episodi cercano di salvare il salvabile, riuscendoci solo al 20%, ma tutto viene definitivamente rovinato con il finale.
Purtroppo, NON FINISCE QUI.
Che cacchio ci toccherà sorbirci, nella prossima stagione??
A me dispiace insultare questa serie, perché comunque vuole trasmettere dei bei messaggi (giustizia, diversità, coraggio, condanna alle violenze e al bullismo), ma li fa usando una storia sciocca e dei personaggi stereotipati.
La sceneggiatura è tutto un no comment. Battute stupide e insensate, personaggi sviluppati malissimo (con l’eccezione di alcuni) e la trama è quello che è. Ok che la scrittura di questa serie non ha mai brillato in tre stagioni, ma qui si toccano picchi di brutteria unici. Mi sento più sceneggiatore io dello staff di questa serie.
Unica cosa positiva: i titoli degli episodi sono frasi che vengono pronunciate nel corso della storia. Non so perché, ma mi piace molto ogni volta che viene usato questo espediente.
Allora, a livello estetico la serie non ha fatto pena. Il modo in cui si passa dal presente ai flashback e viceversa è interessante: quando arriva una scena passata, lo schermo si ingrandisce e i colori diventano più accesi, poi si torna al presente, lo schermo si assottiglia e i toni diventano più grigi (soprattutto quando Ani racconta) e cupi. Una scelta di regia particolare ma apprezzata. Almeno hanno azzeccato qualcosa, per me.
Vediamo sempre le stesse ambientazioni: Liberty High, campo di football, casa di Clay e casa di Bryce, più apparizioni sporadiche di altre location. A momenti conoscevo più io la zona dei protagonisti.
Colonna sonora nella norma, niente di memorabile.
Ho un appunto molto negativo sul sottotitolaggio italiano: in ogni episodio ho avuto il dispiacere di notare una marea di orrori, tra nomi sbagliati, parole con una lettera in più o in meno. Netflix, sei la piattaforma streaming più importante del mondo. Che ne dici se migliorassi la qualità di ciò che presenti al pubblico? Perché non assumi dei supervisori per la qualità dei sottotitoli? Se li hai già…perché non li cambi o non ne prendi di più?
La nuova stagione di “Tredici” lancia un messaggio molto importante per sceneggiatori, registi e produttori: A ‘na certa, bisogna fermarsi.
Ci troviamo davanti a un nuovo arco narrativo inutile, non necessario, nonostante gli spunti non siano totalmente pessimi. Pochi personaggi si salvano in decenza perché sono quasi tutti sviluppati male, collocati nella storia ancora peggio e alcuni non brillano neppure nella recitazione.
La noia regna sovrana, per 13 interminabili ore.
Questa serie aveva tanto da dare, all’inizio, ma ora è diventato un teen drama qualunque, ha perso il suo mordente da molto (le forti scene del suicidio di Hannah e delle violenze sessuali, seppur crude, lasciavano un forte impatto), è praticamente diventato la caricatura di sé stessa. È diventata l’erede svogliata di “Pretty Little Liars”.
Io non ho la più pallida idea di cosa abbiano in mente gli sceneggiatori per la prossima (e, grazie al cielo, ultima) stagione, ma vi prego: fermatevi finché siete ancora in tempo, se avete ancora un briciolo di dignità. Annullatela, spremete le vostre meningi per creare qualcosa di più originale e bello.
Gli spettatori non meritano di essere presi per i fondelli.
Cosa mi è piaciuto:
- I personaggi di Jessica e Tyler, in alcuni istanti anche Bryce (più per la recitazione).
- Un paio di scene mi hanno, in qualche modo, toccato.
- I tagli registici per passare dal presente al passato.
Cosa non mi è piaciuto:
- Clay.
- Clay.
- Clay.
- Dylan Minnette.
- Le new entry.
- La storia.
- La sceneggiatura.
- La noia che ha regnato sovrana.
- Il sottotitolaggio italiano.
- Altre cose che al momento non ricordo.
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RedNerd Andrea
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ATTENZIONE: SPOILER…ANCHE SE STA SERIE È COSÌ MEH CHE GLI SPOILER NON SONO DI NESSUN IMPATTO.
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Tyler che confessa a Clay di essere stato stuprato da Merdomery e Jessica che fa il discorso sui sopravvissuti alle violenze mi hanno toccato l’anima. Complimenti agli attori.
Spero che la prossima stagione non verta soltanto sulla morte di Minchiomery (ormai diventato Mortomery/Defuntomery/Salmomery). Lo spero davvero.