Il secondo giorno è stato principalmente dedicato al turismo culturale. Infatti, insieme alla mia compagna di università e a un’altra connazionale, ho visitato alcuni templi e santuari.
Ho cominciato con un pezzo da cinquanta, anzi ho ricominciato, poiché lo avevo già visitato nell’estate 2018.
Si tratta del Kinkakuji, il Padiglione d’Oro.
Molto bellino, ma anche la natura intorno ad esso merita considerazione.
Ammetto che mi sono emozionato, nel ripercorrere il sentiero nei dintorni del tempio, e ho provato anche molta nostalgia, soprattutto perché l’amica con cui sono andato a vedere il Kinkakuji la prima volta è già tornata in Italia.
Questa volta, però, potevo raccogliere il goshuin (timbro commemorativo per la visita in un tempio o santuario), quindi mi sono diretto al chiosco per raccogliere nel libretto, comprato a Sendai, la prova della mia visita al Kinkakuji.
La felicità nel mio volto è subito sparita quando mi sono reso conto di aver lasciato il libretto all’ostello.
Mai una volta che ne combino una giusta. Ero persino rientrato due volte in camera, una volta perché avevo scordato l’ombrello (in quei giorni pioveva) e l’altra perché pensavo di essermi scordato la tessera della metro.
Della serie “Non c’è due senza tre”.
Mi sono arreso all’evidenza della mia idiozia e ho preso comunque lo stampo, anche se come foglio volante. Se avessi portato il libretto, me lo avrebbero fatto a mano su una delle pagine. E vabbè, lo attaccherò con la colla.
Seconda tappa del giro turistico: il Ryoanji, un tempio più umile e semplice, ma provvisto di un giardino affascinante. Infatti anche qui la natura non manca, ma soprattutto in un lato del tempio vi è un giardino fatto di pietre.
Chiunque si sieda ad ammirarlo, riesce a rilassarsi così tanto da non volere più andarsene. Forse dovrei andare lì, ogni volta che ho bisogno di concentrarmi per un esame. I miei risultati sicuramente migliorerebbero…o forse finirei semplicemente per addormentarmi a causa del troppo relax.
Anche qui, si poteva prendere il timbro commemorativo. Secondo foglio volante.
Terminato con il Ryoanji, io e le mie amiche ci siamo concessi un breve giro a Yodobashi Camera (il MediaWorld giapponese e più completo) per comprare un nuovo cavo per il mio caricabatterie e anche un buon pranzetto.
Dopo aver ricaricato le energie, abbiamo dedicato la nostra attenzione a due santuari molto vicini tra loro.
Il primo è stato lo Shiramine Jingu, il santuario dedicato allo sport. Appena arrivati, abbiamo beccato un sacco di giovani atleti in procinto di pregare le divinità protettrici dello sport. Un santuario molto semplice, ma interessante. Ovviamente, ci sono un sacco di cimeli sportivi. Terzo foglio volante.
Il secondo è stato il Seimei Jinja, un santuario che ancora fatico a capire. È un posto molto affascinante, ma pieno di simboli. Stelle, Yin e Yang, inquietanti statue protettrici, c’è di tutto.
Sicché mancava poco alla chiusura, non mi sono potuto informare molto sul posto. Recupererò in futuro, per conto mio.
Ah, quarto foglio volante.
Finito il pomeriggio culturale, è arrivato il momento di congedarmi con le mie amiche e mi sono dedicato di nuovo alle visite dei Book Off di Kyoto, speranzoso di trovare giochi o libri interessanti in offerta.
Ovviamente, la mia missione è fallita in maniera miserabile. Per ora, Sendai ha le offerte più grosse.
Girando e rigirando, si era fatta ora di cena. Avevo un piano ben preciso: tornare a Kameoka e cenare in una locandina a gestione familiare che preparava set di udon con secondi molto invitanti, come il tonkatsu (cotoletta di maiale impanata e fritta) e il katsudon (sempre cotoletta di maiale impanata e fritta, ma condita anche con uovo, cipolla e altra roba). Sono quindi tornato a Kyoto centrale per prendere il treno, a cui ormai ero di nuovo abituato, diretto sia a Enmachi che a Kameoka. Per il tragitto, mi sono anche fermato a un konbini (qui sì che sono aperti 24 ore su 24) e ho soddisfatto un mio piccolo, perverso desiderio: provare la Coca Cola al gusto fragola.
Devo dire che, di tutti i gusti strani delle bevande gassate come Cola e Fanta, questo è stato il più buono.
La mia felicità nell’assaggiare questa Coca Cola strana è piano piano scemata quando sono arrivato a Kameoka e ho trovato il ristorante chiuso.
Non ho capito bene il motivo, ma di certo non avrei cenato lì. Non essendo stata la prima volta che non mi era stato possibile mangiare lì, nonostante fosse stato orario di lavoro, ci sono rimasto un po’ male e sono tornato sconsolato alla stazione di Kyoto centrale, dove mi sono divorato una bella ciotola di udon con tenpura di gamberi. Squisito, per carità, ma volevo troppo rimangiare quella cotoletta di pollo fatta a mano dalla signora della locanda.
E vabbè, sarà per la prossima volta.
Dopo santuari, fogli volanti e cene mancate, il secondo giorno è volto al termine.
Per qualsiasi info sul Seimei Jinja, sono a disposizione! Diciamo che modestamente sono un piccolo esperto! Anzi, mi hai fatto venire voglia di farci un post! Un abbraccio, Andrea!