Sarò sincero. Prima di vedere la serie, conoscevo la saga di “The Witcher” solo di fama.
Mai giocato a uno dei videogiochi, mai letto uno dei libri. Però, mi è sempre interessato il mondo di Geralt di Rivia. Il fantasy non mi ha mai lasciato indifferente.
Nonostante la serie Netflix sia già uscita da un po’, non ero ancora riuscito a sedermi con calma e vedermi gli 8 episodi, ognuno lungo almeno 45 minuti.
Ci è voluto l’isolamento da coronavirus perché mi ci mettessi sotto.
Come previsto, non mi ha lasciato indifferente.
Ora voglio giocare al terzo capitolo su Switch, voglio leggere tutti i libri e voglio vedere il seguito.
Solo che sono ancora un po’ confuso dalla trama.
“The Witcher” è una serie tv prodotta da Lauren Schmidt Hissrich e rilasciata su Netflix come suo prodotto originale. Il serial è l’adattamento televisivo di “The Witcher”, una saga fantasy scritta da Andrzej Sapkowski. In particolare, questa prima stagione si basa su “Il Guardiano degli Innocenti” e “La Spada del Destino”, due collezioni di racconti brevi.
Geralt di Rivia, il nostro witcher protagonista, è interpretato da Henry Cavill, noto per essere stato il più recente Superman sui grandi schermi.
Altri personaggi presenti in tutti gli episodi sono la strega Yennefer di Vengerberg (Anya Chalotra) e la principessa Cirilla, detta Ciri (Freya Allen).
Nel corso della (confusa) storia si susseguono altri personaggi importanti: il bardo Jaskier (in italiano “Ranuncolo), interpretato da Joey Batey; Cahir (Eamon Farren), un comandante della potente città di Nilfgaard, a caccia di Ciri; la misteriosa Tissaia (MyAnna Buring), rettrice di Aretuza, un’accademia per le streghe, che prende Yennefer sotto la sua ala protettiva; le streghe Triss (Anna Shaffer) e Fringilla (Mimi Ndiweni) e i maghi Istredd (Royce Pierreson) e Vilgefortz (Mahesh Jadu); Dara (Wilson Radjou-Pujalte), un elfo che aiuta Ciri a scappare dai suoi inseguitori; Regina Calanthe (Jodhi May) e Re Eist (Bjorn Hlynur Haraldsson), i nonni di Ciri; Mousesack (in italiano Saccoditopo – Adam Levy), il mago che si prende cura di Ciri.
Ci sarebbero tanti altri personaggi, ma la lista della spesa non rientra nelle cose che mi piace scrivere nei miei post. Ogni episodio coinvolge quasi sempre cast diversi.
Geralt è la figaggine assoluta, soprattutto perché è interpretato da un attore molto carismatico come Cavill (sinceramente, a me piaceva tantissimo come Superman). È impossibile non volere bene allo scorbutico, sarcastico e perennemente incazzoso witcher. In più, è una branda nel combattimento. I witcher sono cacciatori di mostri incapaci di provare emozioni, secondo le varie voci. Geralt, però, è molto di più e nel corso degli episodi, lo vedremo cambiare molto.
Le due fanciulle che lo “accompagnano” non sono da meno.
Yennefer è micidiale. Bella e letale, meglio averla come alleata che come nemica. La sua storia è molto tosta.
Ciri è tanto piccola quanto enigmatica. Perché Nilfgaard vuole catturarla a tutti i costi? Che razza di poteri ha? Nel dubbio, anche lei meglio non farla arrabbiare.
Gli altri comprimari hanno il loro fascino, anche nel caso di personaggi come le varie streghe e i vari maghi, che appaiono in un paio di episodi, ma si fanno valere (Triss è adorabile, mentre Fringilla scatena l’odio puro).
Personaggi come Tissaia sanno incantare anche solo parlando mentre restano fermi.
Altri sono buzzurri e violenti, ma comici (sì, regina Calanthe, parlo proprio con te, il mio idolo trash della serie).
Poi c’è il bardo, il cui nome inglese è figo, mentre quello italiano è inascoltabile: amato dai suoi fan, odiato da chi se lo deve trovare sempre tra i piedi (soprattutto Geralt). Lui è un’icona a parte, fonte di risate e momenti musical.
La storia è facile da riassumere: Geralt deve trovare la principessa Ciri e proteggerla da ogni pericolo, in quanto è il suo destino. Nel mentre, il cacciatore di mostri incrocia la strada con numerosi personaggi, soprattutto Jaskier (mi rifiuto di chiamarlo Ranuncolo…ops, fatto) e Yennefer. Di quest’ultima, abbiamo modo di conoscere la sua storia prima di diventare una strega temuta.
Presentata così, la trama appare molto semplice da capire.
Il problema della storia è la sua struttura narrativa.
Ogni episodio consiste in alcuni eventi, quasi tutti impossibili da collegarli su una linea temporale perché scollegati tra loro. Tra un episodio e l’altro possono passare eventi molto lontani tra loro, oppure un flashback e poi il presente, poi una serie di lunghi flashback.
È impossibile mettere in linea le varie scene. Io ci ho provato, ma mi sono ritrovato più confuso di un pokémon colpito da Stordiraggio. Ero talmente confuso da colpirmi da solo.
Forse quando si arriva agli ultimi due episodi, si riesce ad arrivare a una decente capacità di organizzare gli eventi.
Magari chi ha letto i libri riesce a capire tutto con più facilità, ma per i neofiti come me, gli 8 episodi di questa stagione sono una vera sfida cerebrale.
Il montaggio delle scene non aiuta per niente a capire. Non viene mai specificato in che periodo è ambientata la sequenza. A rendere peggio la situazione è il fatto che i personaggi non invecchino. A primo acchitto, non avrei mai pensato che Calanthe e Eist fossero nonni di Ciri. Eppure, nel corso degli episodi passano tantissimi anni.
Seriamente, la confusione regna sovrana.
Tuttavia, a me la storia ha intrigato parecchio, soprattutto quando si arrivava ai combattimenti, fatti davvero molto bene.
Alcuni concetti, come quello del destino, non sono molto chiari da comprendere. Infatti, durante i dialoghi, restavo incantato dalle voci ma perplesso per alcune cose dette, poi arrivavano i combattimenti e il mio cervello poteva respirare aria fresca (metaforicamente, essendo quasi intrappolato nel mio dormitorio).
Complessità a parte, la serie riesce a catturare, con tutto che ogni episodio dura molto e le sequenze non sono collegate in maniera normale.
I due episodi finali sono fenomenali e pieni di sorprese. Il finale è fatto apposta per farci sclerare.
La violenza è alta. Ci sono molte scene di sangue e anche di sesso, quindi non è proprio per tutti.
La sceneggiatura sa intrigare, anche se alcune cose non sono ben comprensibili, come la questione dell’essere collegati dal destino.
I personaggi sono interessanti, soprattutto le dinamiche tra loro: gli scambi tra Geralt e Yennefer, le innumerevoli volte in cui il witcher manda a quel paese Jaskier e le frecciatine tra mentore Tissaia e allieva Yennefer mi sono piaciuti da morire. Di certo, l’esagerata complessità della struttura narrativa è compensata da un interessante sviluppo caratteriale dei personaggi, a mio parere.
La serie riesce a distinguere bene i momenti più drammatici, quelli più comici (ci sono molte battute ironiche, soprattutto da parte di Geralt e Jaskier) e quelli più adrenalinici, con momenti horror e action.
Il comparto grafico mi è piaciuto. I costumi sono belli, le ambientazioni molto medievali sono affascinanti (vediamo regge, pub rancidi, boschi, accademie magiche…insomma, c’è della varietà nelle lochescion). Anche gli effetti speciali non erano affatto male. Le scene più violente mi hanno fatto un filino impressione.
Colonna sonora molto sul pezzo, ogni traccia è molto azzeccata, soprattutto quando si tratta di combattimenti epici.
Il bardo Jaskier, ovviamente, contribuisce alla soundtrack, regalandoci interessanti canzoni, tra cui “Toss a Coin to Your Witcher”. A mio parere, è più orecchiabile e coinvolgente questa canzone che molte pseudo-hit degli ultimi anni.
Vai Jaskier, diventa una star a livello mondiale, ti voglio a San Siro, a Wembley e ai Grammy Awards.
“The Witcher” riesce nel suo intento, almeno nei confronti di un neofita come me: ora, sono davvero interessato alla saga di Geralt, tanto da voler giocare al terzo capitolo del gioco, uscito per Switch, e leggere tutti i libri (sperando che la saga sia già stata conclusa…non voglio incappare in un altro “Game of Thrones”).
Ha tutto per convincere: ambientazioni belle, storia interessante e personaggi carismatici.
Sono già state confermate una seconda e terza stagione, anche se dovremo aspettare il 2021 per cominciare a vedere il seguito di questa serie. Spero vivamente che riescano a presentare una struttura narrativa più lineare, perché non voglio passare di nuovo tutto il tempo a tenere le mani tra i capelli per l’eccessiva confusione. Posso anche accettare solo 8 episodi, ma pretendo più chiarezza.