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Durante il mio breve giro per il Kansai (avvenuto più di un mese fa, quando “tutto andava bene”), non potevo non tornare, anche se per poche ore, nella bellissima Nara.

Ve la consiglio con tutto il cuore, questa città.

C’è un grande parco, dei templi molto belli, soprattutto il Todaiji, che contiene la più grande statua del Buddha al mondo.

Passereste una bella giornata, immersi nella natura.

Ma non vi ho ancora detto il vero elemento che rende Nara un posto unico.

I cervi.

Nara è la città dei cervi.


Lungo il territorio del parco e dei templi, troverete una marea di adorabili Bambi in carne e ossa, che camminano liberamente insieme a voi.

Non è adorabile?

Ce ne sono a centinaia, sia adulti che piccoli. A quasi tutti vengono tolte le corna, in quanto pericolose per i turisti.

La prima volta che andai a Nara, due anni fa, vidi comunque dei cervi muniti di grandi corna. Due di loro stavano combattendo per chissà quale ragione nei pressi del Todaiji. Io e i miei amici arrivammo in tempo per assistere alla fase clou della lotta. Alla fine, uno dei due vinse…buttando l’altro, a suon di cornate, giù da un piccolo ponte.

Per fortuna, non si è fatto nulla. Il tempo di alzarsi ed era già pronto a trotterellare e, magari, a incornare un altro cervo, sperando a sto giro di vincere.

Questa volta, invece, non trovai nessun cervo dalle grosse corna.


I cervi di Nara sono delle creature davvero particolari.

Innanzitutto conoscono il codice della strada.

Attraversano sulle strisce pedonali.

Vedere per credere.

I cervi più intelligenti sanno addirittura attraversare quando la luce del semaforo è verde.

Altri se ne fregano e al grido mentale di “SI VIVE UNA SOLA VOLTA”, attraversano col rosso.

Per fortuna, le macchine li conoscono bene, quindi si fermano comunque per lasciarli attraversare.

Se molti italiani fossero come i cervi di Nara (ovviamente, mi riferisco a quelli che attraversano col verde), le strade sarebbero molto più sicure.


Un’altra caratteristica fantastica di queste creaturine è che sono molto educate. Ti fanno l’inchino.

Non scherzo. Camminando per la città, ho incontrato molti cervi e buona parte di essi mi hanno fatto un inchino con la testa.

Strabiliante. D’altronde, sono cervi giapponesi. Tali umani, tali animali.

Sarei molto curioso di sapere quanto tempo ci hanno messo ad educarli tutti. Secondo me, è bastato insegnare l’inchino solo ai cervi primordiali, che a loro volta lo hanno insegnato ai loro figli e via dicendo.

Oppure esiste un insegnante di buone maniere esclusivo per i cervi. Se così fosse, spero vivamente che venga pagato a fior di yen. Insegnare a centinaia di cervi a fare l’inchino è un’impresa erculea.

L’inchino, però, non è solo un gesto educato. Esso nasconde uno scopo ancora più machiavellico, furbo e calcolatore.

I cervi ti si inchinano davanti non proprio perché vogliono salutarti e augurarti il meglio.

Lo fanno perché vogliono qualcosa in cambio.

Cibo.

Era ovvio che c’era la fregatura.

Sti maledetti furbacchioni sanno benissimo che inchinandosi alle persone, c’è più possibilità di ottenere un gustoso cracker perché risultano tanti carini, coccolosi, educati e a modo che si meritano un pegno di ammirazione.

Quando vedono i turisti, apriti cielo. Vedono davanti a loro la gallina dalle uova d’oro.

Sanno benissimo che resteranno così sconvolti da regalare loro anche più di un cracker.

Infatti, nel caso dei turisti, vengono sempre più cervi insieme, così da combattere per ottenere il lauto pasto.

Infamelli, i cervi, eh?

E non sono ancora al massimo della loro bastardaggine.

Alcuni si accontentano di un solo cracker, altri fanno come “Rowenta per chi non si accontenta” e cercano di elemosinare altro cibo con ulteriori inchini o semplicemente restando fissi davanti alle loro vittime, pregando che esse leggano loro nel cervello. In caso di fallimento, se ne vanno sbuffando.

Sì, sbuffano indignati. Io e un mio amico possiamo testimoniare.

Questi, però, sono i cervi più contenuti.

Ovviamente, ce ne sono altri molto più terribili.

A loro non basta un cracker. Ne pretendono un altro. E un altro ancora.

A ‘na certa, l’umano non ne può più e dice di no.

Loro non sono d’accordo. Quindi, cominciano ad avvicinarsi in maniera molesta all’umano per prendere con la forza un altro cracker, dando il via a scene esilaranti per il pubblico passante, ma mortificanti per chi deve subire l’appetito ingordo del cervo.

L’umano scappa. Il cervo lo rincorre.

Ho visto persone correre almeno un centinaio di metri, sperando di scappare dal loro predatore…ovviamente, fallendo.

Se un cervo si fissa di volere un cracker, è finita. Lo avrà a tutti i costi.

Per fortuna, io non sono mai stato vittima di un inseguimento cervino…ma sono comunque stato “aggredito”.


La prima volta, è stato due anni fa.

Mi sentivo generoso, quindi elargivo cracker a ogni cervo, salvo esaurimento scorte.

La sfiga volle, guarda un po’, che l’ultimo cracker andasse a un cervo particolarmente affamato.

Non contento del mio cadeau, la bestia ha cercato di colmare il vuoto del suo stomaco, addentando la mia maglietta della Nintendo.

Per fortuna, posso dire di essere munito di ottimi riflessi, quindi ho evitato il mozzico, traendo in salvo il mio amato capo d’abbigliamento nerd.

CERVO usa MORSO.
Ma fallisce.

Preso dalla foga di evitare di diventare cibo per cervi, però, mi scordai di un importante dettaglio.

Essendo popolata da cervi, la zona di Nara è l’unica area nipponica dove si trova numerosa sporcizia.

Per sporcizia, intendo “cacca”.

Ne presi un po’ con un piede.

Avevo salvato la mia maglietta, ma avevo condannato una mia scarpa.

Per fortuna, una pulita super premurosa ed è tornata come nuova.


La seconda aggressione, invece, è molto più recente, ovvero quando sono andato a Nara questo marzo.

Dopo un bel giretto per il parco, a me e il mio amico è venuta fame e ci siamo presi una bella porzione di yakisoba.

Ci siamo seduti su una panchina, apparentemente desolata.

Nessun cervo, nessuna rottura di maroni.

Cantammo vittoria troppo presto.

Un paio di cervi si sono piano piano avvicinati alla nostra panchina, ovviamente non con intenzioni amichevoli. Infatti, manco ci hanno fatto l’inchino.

Si sono subito “educatamente” avventati sul mio piatto, facendomi violenza psicologica, avvicinandosi lentamente come per dire:

"Ehi, umano, il tuo cibo sembra molto più gustoso di uno stupido cracker. Ce ne lasci un pochino, vero? VERO? V E R O?"

Io ci sono cascato come una pera cotta. Vuoi per un po’ per fifa di venire mozzicato come due anni fa, vuoi per non voler loro fare del male nel tentativo di difendermi, mi sono scansato, facendo purtroppo cadere i miei yakisoba.

Dopo pochi secondi, i due briganti avevano già ripulito per terra. A momenti mangiavano pure la confezione di plastica, per fortuna la tolsi in tempo.

Soddisfatti, se ne sono andati.

"Grz, complimenti al cuoco. Cià."

Manco un inchino di ringraziamento, maledetti.


Però sono delle creature davvero carine, i cervi di Nara.

Se becchi quelli meno avidi di cibo, riesci pure a coccolarli senza rischiare che la tua mano venga scambiata per una fetta di carne.

Se mai dovessi tornare a Nara, visto che non c’è due senza tre, giuro che farò di tutto per evitare aggressioni alimentari.

Se mai dovessi fallire, avrò la conferma su due fatti:

  1. Gli animali sono sempre più furbi dell’uomo.
  2. Io sono stupido e non so imparare dalle lezioni precedenti.

RedNerd Andrea

4 thoughts on “I CERVI DI NARA SONO FURBI.

  1. ahahhaha

    Me ne anno parlato degli amici che ci sono stati, ma la tua descrizione è decisamente migliore! 😀

    1. RedNerd Andrea ha detto:

      Ahahahaha grazie 😂

  2. Inchiostorie ha detto:

    Quanto adoro Nara, che fortuna hai avuto ad andarci! Prima o poi ci andrò anche io, complimenti per questo pezzo, mi sono divertita molto a leggerlo. 😀

    1. RedNerd Andrea ha detto:

      Grazie! Sì, ho avuto molta fortuna con il tempismo ahahahah ti ringrazio molto, mi fa piacere ti sia piaciuto e spero che passi presto questo periodo, così potrai vedere Nara e il Giappone di persona. 😁

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