AMERICAN HORROR STORY: 1984 – Col cavolo che andrò in campeggio

Ammetto che pensavo di essermi liberato dell’elemento sovrannaturale, in questa stagione.

E invece no. I fantasmi ci stanno pure qua. Inizialmente avevo alzato gli occhi al cielo, ma alla fine non hanno danneggiato per niente la storia, anzi. La hanno resa anche più divertente.

Certi colpi di scena non li avrei mai previsti, nemmeno se avessi avuto le capacità dell’oracolo di Delfi. Montana in combutta con Ramirez, Rita che non è in realtà Rita (anzi, si chiama Donna), Mr. Jingles innocente (almeno del primo massacro), Brooke giustiziata al posto della vera colpevole…le sorprese fatte bene non sono mancate, soprattutto quando Brooke è stata salvata da Donna dalla condanna a morte.

Ecco, le final girl, che si sono rivelate proprio Donna e Brooke, sono tra le migliori di sempre. Molti film hanno sopravvissute un po’ blande, moscette (“So Cosa Hai Fatto” ne è un esempio palese, visto che la scialba Julie sopravvive, mentre la rivelazione Helen muore, nonostante sia protagonista di una scena epica). Qui invece abbiamo due eroine piene di carattere, soprattutto Donna, nata come “cattiva” (infatti ero convinto sarebbe morta).

L’episodio finale è uno dei più soddisfacenti dell’intera serie. Murphy ci ha sempre mostrato una conclusione lontana dal lieto fine, ma in “1984” ognuno raggiunge la fine del suo percorso nel modo in cui merita.

Concludo con un apprezzamento verso una determinata scena: Mr. Jingles che viene trascinato sott’acqua dal corpo decomposto del fratello minore è un palese omaggio al finale del primo “Venerdì 13” e costituisce un grande effetto sorpresa, proprio come nel film originale.