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"Hitoshi Matsumoto Presents Documental"

Sapevate che il game show “LoL – Chi ride è fuori” è nato da un programma giapponese?

No? Beh, adesso lo sapete.

Il programma in questione è “Hitoshi Matsumoto presents Documental” ed è follia pura.

Se pensate che “LoL” sia troppo audace e volgare (ma dove, poi?)…non siete pronti per il progenitore nipponico.

Davvero. Rimarreste sconvolti.


“Documental” è un game show comico giapponese, prodotto originale targato Amazon Prime Video. A differenza del franchise occidentale “LoL”, nato solo un anno fa, esso è andato per la prima volta in onda nel 2014 e sono già uscite non solo nove stagioni, ma anche degli spinoff. Un caposaldo della cultura moderna.

Purtroppo, al momento sul nostro Prime Video è disponibile solo la stagione 4. Fino a qualche mese fa, erano disponibili le prima quattro, ma sono state rimosse senza motivo e hanno rimesso solo la 4.

Sono stato abbastanza fortunato da vedermi la prima, subito dopo aver visto “LoL” italiano, e la quarta, appena è stata raggiunta.


L’ideatore del programma è il comico Matsumoto Hitoshi, che svolge anche il ruolo di conduttore e giudice che deve sgamare chi ride.

Matsumoto è un personaggio molto particolare, diverso dal canone estetico giapponese: biondo tinto, abbronzato e muscoloso.

Personalmente, lo adoro. È simpaticissimo. Ho voglia di vedere dei suoi sketch.

Come conduttore/giudice, è molto presente, commenta tutto, ma il suo più grande pregio è che si diverte come un bambino: durante le 6 ore di competizione, si sganascia dalla risate come pochi. Un comico può anche dire “A” con un tono buffo, lui riderebbe come uno scemo. Inoltre, in ogni episodio ci sono dei suoi confessionali in cui parla del mestiere del comico. Li ho trovati molto utili.

Senza offesa per i nostri conduttori, Fedez e la divina Mara Maionchi, ma Matsumoto è un tesoro.


I comici chiamati a gareggiare sono famosi in tutto il Giappone.

Io, ovviamente, non ne conoscevo manco uno, eccezion fatta per Jimmy Onishi, ma solo perché ho visto la serie TV sulla sua vita, uscita su Netflix.

Quindi, non solo mi sono fatto quattro risate, ma mi sono fatto anche una cultura sul panorama comico giapponese, trovando simpatici alcuni degli artisti in gara, come il duo Chidori, composto da Nobu e Daigo; lo YouTuber Miyasako Hiroyuki; Fujimoto Toshifumi e Kukki.

Una particolarità di questo franchise è la possibilità di gareggiare in più edizioni (per esempio, proprio Fujimoto e Kukki, in quattro stagioni, hanno partecipato 3 volte).

Un’altra cosa che ho notato è che per le prime tre stagioni non sono state chiamate donne. Va a capire perché.

C’è voluto il quarto anno perché chiamassero una comica, Kurosawa Kazuko. Il bello è che se l’è pure cavata in maniera egregia. Tiè.


“Documental” differisce in diverse cose, rispetto ai suoi pargoli occidentali, a partire dalla modalità di partecipazione.

I dieci partecipanti, invitati da Matsumoto in persona, mettono in palio, di tasca loro, un milione di yen (quasi 7.700 euro). L’ultimo a rimanere in gara vince i milioni degli altri, più il milione messo da Matsumoto. La posta in gioco, quindi, è veramente alta.

L’obiettivo della gara lo conosciamo tutti: bisogna far eliminare i rivali, facendoli ridere, finché uno solo rimane in gara entro sei ore.

Tuttavia, in “Documental”, le risate vengono valutate in maniera particolare.

Innanzitutto, ci sono ben tre carte, quindi ogni concorrente ha tre possibilità. Le carte sono quella gialla (una penalità), arancione (due penalità) e rossa (eliminato).

Non è detto che Matsumoto dia due possibilità. Se un concorrente si abbandona a sane risate, potrebbe venire direttamente eliminato alla seconda penalità, soprattutto se avviene nelle fasi avanzate del gioco.

Nelle stagioni successive, verso la quarta se ho capito bene, viene aggiunta una nuova regola: lo zombie time. I concorrenti eliminati possono rientrare momentaneamente nella casa per ostacolare e eliminare i rivali ancora in gara, usando ogni gag che possa balenare loro in mente.

Inoltre, viene introdotto un sistema a punti, utile per determinare il vincitore in caso passino sei ore e rimangano più comici ancora in gara. In questo caso, chi ha causato più ammonizioni ed eliminazioni vince.

Ci sta, dai. Secondo me, il giocatore che sa sopprimere le risate più grasse e, allo stesso tempo, riesce a far ridere è il concorrente perfetto.

In alcuni casi, però, era palese che Matsumoto volesse preservare più a lungo alcuni comici, rispetto ad altri, visto che ha bellamente sorvolato su alcuni sogghigni palesi.


Ciò che rende “Documental” un prodotto molto particolare, agli occhi dello spettatore straniero come me, è l’ironia giapponese, del tutto diversa dalla nostra.

I comici giapponesi sanno alternare perfettamente gag fisiche con altre verbali (alcune molto crude), ma mi pare di vedere che sanno dare il meglio quando si tratta di usare gesti, mosse e facce.

Quello che mi ha sorpreso veramente è il grado estremo con cui i comici interagiscono tra di loro: alcuni si menano male, altri addirittura si denudano.

A quanto pare, è molto comune che i comici si esibiscano nudi.

Quindi, chi è molto pudico non guardi questo programma, sennò scapperà in lacrime al primo uccello libero (e pixellato, visto che lì si censura così).

Ci sono stati dei momenti in cui mi sentivo molto Yotobi nella recensione di “Amore14”, quando esclamava basito: “Peni!”

Tornando alla loro comicità più discreta…non è facile capire le loro battute, soprattutto quando fanno giochi di parole. Ok che sono laureato in giapponese, ma hanno delle parlate assurde.

Ciò non vuol dire che io non abbia mai riso, anzi alcune volte mi sono sentito male dal ridere grazie all’espressività dei comici e all’assurdità di certi momenti.

La parte migliore, però, rimane quando i concorrenti cercano di sopprimere le risate, ricorrendo a delle smorfie esilaranti.

I nostri comici italiani ci hanno regalato dei meme fantastici, grazie alle loro smorfie, ma le loro controparti nipponiche non sono da meno. Avrei voluto fotografare ogni smorfia vista, ne sarebbe nato un book fotografico meraviglioso.


Un altro elemento che ho gradito molto di “Documental” è la possibilità di sentire ridere anche gli operatori presenti in stanza con Matsumoto. A mio parere, permette allo spettatore di immedesimarsi meglio, sentendosi fisicamente nella stessa stanza del conduttore. E poi è sempre bello sentire la gente ridere.


Se non fosse stato per “Documental”, noi non avremmo avuto “LoL”. Ancora una volta, sono grato al Giappone per averci regalato altre perle epiche.

Il fatto che questa versione sia molto più cruda, folle e imprevedibile rende il tutto ancora più divertente. Non solo faccio pratica di giapponese, ma amplio anche le mie conoscenze culturali.

Spero che Prime Video rimetta le prime tre stagioni (così recupero la 2 e la 3) e che cominci a negoziare per ottenere il resto delle edizioni. Su, cosa ci vuole? Non penso di essere l’unico ad averne bisogno.

RedNerd Andrea

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