Ogni volta che esce qualcosa legato all’universo di “Resident Evil”, sono sempre felice, anche quando si rivela un bruttissimo flop. Sono un super fan masochista, niente da fare.
Ho atteso con molta emozione, quindi, la nuova miniserie originale Netflix.
Ho solo una riserva…non era meglio fare un lungometraggio, invece che una miniserie di soli 4 episodi da 25 minuti ciascuno?
Diretto da Hasumi Eiichiro, “Resident Evil: Infinite Darkness” è una miniserie animata in computer grafica, di genere horror e action, distribuita come prodotto originale Netflix.
I protagonisti di questa miniserie sono due pilastri del franchise horror targato Capcom: i due protagonisti del secondo capitolo principale della saga, Leon S. Kennedy e Claire Redfield. Ancora una volta, i due si ritroveranno a combattere la minaccia zombie.
Tra le new entry, ci sta il Segretario della Difesa Wilson e gli altri componenti della scorta speciale del Presidente degli U.S.A, di cui fa parte anche Leon: Patrick, Shen May e Jason; quest’ultimo è considerato l’eroe del Penamstan, uno Stato martoriato dagli scontri militari.
Altro personaggio importante è proprio il Presidente degli U.S.A. Graham, più per il fattore “continuità della trama della saga” che per la storia di questa miniserie: è il padre di Ashley, la ragazza salvata da Leon in “Resident Evil 4”.
I nostri due iconici protagonisti sono sempre gli stessi: Leon è il professionista tutto d’un pezzo, super passionale nel suo lavoro e dall’ironia pungente; Claire è la dolce e generosa attivista, ma pur sempre cazzuta. Insieme fanno faville, ma brillano anche in solitaria. Peccato per il fatto che Claire appare molto meno, rispetto alla sua controparte maschile. A volte, più che protagonista, pare secondaria, addirittura un cameo ricorrente.
Non ho nemmeno capito perché hanno rappresentato il loro rapporto in modo teso, a tratti freddo. L’ultima volta che li abbiamo visti insieme era nel lungometraggio animato “Degeneration” e sembravano molto in sintonia. Cos’è successo nel frattempo? Mi è dispiaciuto molto non riconoscere la coppia che eravamo soliti ammirare.
I nuovi arrivi sono interessanti, soprattutto Jason e Shen May, dotati di un decente background personale. Patrick è simpatico, ma sembra più usato per fare numero e regalare al pubblico il tipico personaggio “carino e simpatico”. Shen May è letteralmente la copia cinese di Claire: hanno pure la stessa coda di cavallo. Potevano lasciare direttamente Claire al posto suo…
Il Segretario Wilson è il tipico politico spietato e odioso. Molto banale e sgamabile.
Il Presidente Graham mi ha deluso un pochino. Speravo di vedere un Presidente forte e combattivo, invece l’ho visto molto influenzabile dal suo entourage (coff coff Wilson). Con lui alla guida, ho paura per gli U.S.A.
La cosa che mi ha lasciato più basito, però, è…DOVE HANNO LASCIATO ASHLEY?
Essendoci il padre in questa serie, mi aspettavo che comparisse anche solo in una scena e invece, appare solo in una misera foto.
Porca miseria, avevate una grande occasione per far tornare un personaggio molto famoso (e odiato) del franchise e l’avete sprecata.
Sarebbe stato bello rivedere quella urlatrice seriale e viziata, soprattutto se cresciuta in una donna matura e coraggiosa.
La trama è un classico: 2 anni dopo gli eventi del quarto videogioco, Leon viene coinvolto in un nuovo attacco zombie e viene incaricato dal Presidente degli U.S.A. di indagare sull’accaduto. Ovviamente, l’evento nasconde una cospirazione che punta a soggiogare Stati interi. Solo Leon può fermare tutto questo.
Dico “solo Leon” perché la povera Claire viene coinvolta solo in alcune parti. Il suo posto viene prevalentemente preso da Shen May. Se la sorella di Chris Redfield indaga in maniera più giornalistica, Leon occupa la parte action della storia, fino all’incontro finale dei due, al fine di fermare la minaccia bio-organica.
Importante per capire la storia della miniserie è la guerra civile avvenuta nello stato fittizio del Penamstan (io ho dovuto cercare su internet per capire che non fosse un posto realmente esistente), avvenuta sei anni prima. Interessante…peccato che l’evento non sia stato rappresentato in maniera molto approfondita, secondo me.
I momenti action e horror non mancano e funzionano anche abbastanza bene.
Il problema è che tutto sembra fatto di corsa. Alcuni eventi non sono spiegati bene e si svolgono in pochissimo tempo.
Era davvero necessario fare una miniserie di soli QUATTRO episodi, ognuno dei quali di 25 minuti? Anzi, 20 minuti, visto che cinque dei quali comprende le sigle di apertura e chiusura e i titoli di coda. 20 minuti x 4 = 80 minuti, il tempo di un lungometraggio.
Probabilmente, se avessero fatto un lungometraggio di 100 minuti, al posto della miniserie, avrebbero creato un prodotto meglio strutturato.
Una miniserie così corta non convince a prescindere, a meno che i quattro episodi non fossero durati 45 minuti ciascuno. Là ci sarebbe stato più tempo per rappresentare i vari eventi.
Valle a capire, queste strane scelte di regia e produzione.
Alcuni colpi di scena sono telefonatissimi, ma il finale non è così male, anzi apre le porte verso un possibile seguito.
La sceneggiatura è buona, niente di eccezionale. La storia si sviluppa in maniera abbastanza lineare, anche se approssimativa in alcuni aspetti; i dialoghi non annoiano, nemmeno i soliti spiegoni finali; i personaggi sono approfonditi in maniera decente, anche se io non digerirò mai la poca importanza data a Claire.
L’elemento horror è rispettato: le scene con gli zombie fanno un minimo paura, il sangue scorre a flotti e i jump scare ci sono.
La grafica è interessante. Non è brutta, a me è parsa carina, ma sempre un po’ legnosetta, come nei lungometraggi precedenti.
Colonna sonora discreta. La sigla di apertura rende l’atmosfera più intrigante.
“Resident Evil: Infinite Darkness” è un prodotto che intrattiene, ma non convince a pieno nella struttura. Probabilmente è solo un assaggio, in attesa di una serie più grande, ma ma poteva essere gestita meglio, invece di presentare una storia a tratti grossolana.
In più, rivoglio il rapporto Leon-Claire di una volta.