I film horror, se sono fatti bene, sono capaci di rendere i luoghi in cui sono ambientati, anche nel caso dei Caraibi, l’Inferno in terra. Mettete caso che amate andare al campeggio con gli amici, poi vi capita di vedere un horror la cui storia avviene in un campeggio. Finita la visione, vi rendete conto che forse è meglio pernottare in un hotel, con le camere chiuse a chiave; in seguito, però, vi imbattete in un brutalissimo film ambientato in un ostello e pensate che forse forse è meglio non fare più le vacanze fino ai 50 anni di età.
Ecco, “Slasher: Solstice” fa più o meno lo stesso effetto. Dopo che lo avrete finito, avrete paura perfino dei vostri anziani vicini di casa.
Trama: Il complesso residenziale Clayborne non è di certo il posto più tranquillo del Canada. Non solo ci vivono certi soggetti preoccupanti, ma avvengono anche le disgrazie…primo tra tutti, un omicidio. Nel giorno in cui si compie l’anniversario della morte del trasgressivo Kit, infatti, qualcuno travestito da druido comincia a uccidere gli abitanti del condominio…
“Slasher: Solstice” è la terza stagione della serie horror antologica canadese “Slasher”, ora diventata un prodotto originale Netflix.
Il cast è ben nutrito e consiste negli abitanti del complesso Clayborne.
Prima di tutto c’è Saadia (Baraka Rahmani), rimasta sola in casa, in quanto i genitori sono partiti per la laurea del fratello (lei ha gli esami di fine anno). Poi abbiamo Jen (Mercedes Morris), la sua migliore amica, che vive col fratello Connor (Gabriel Darku) e la compagna della madre, Amber (Joanne Vannicola). Altri inquilini sono l’hipster Xander (Jim Watson), che vive con la fidanzata Amy (Rosie Simon); il venditore Frank (Paulino Nunes); il razzista-omofobo-altri difetti Dan (Dean McDermott) e sua figlia Cassidy (Genevieve DeGraves); i coniugi Violet (Paula Brancati) e Joe (Ilan Muallem), nonostante quest’ultimo la tradisca con il vicino Angel (Salvatore Antonio); la maestra di Saadia e Jen, Kaili (Erin Karpluk). Importantissimo per la trama è il ragazzo morto l’anno precedente agli eventi della serie, Kit (Robert Cormier). Tra i personaggi da prendere in considerazione ci sono anche il bulletto Charlie (Landon Norris) e i due detective che si ritrovano a indagare sugli omicidi del Druido come l’anno prima, Hanson (Lisa Berry) e Singh (Ishan Davé).
Il gruppo di protagonisti è molto vario sotto diversi campi (personalità, etnia, sessualità, benessere monetario, etc…) ed è un fattore molto positivo, in quanto ogni personaggio ha le sue caratteristiche e si distingue dagli altri. Questa comunità multietnica rispecchia molto i tempi attuali ed è giusto così, rende la serie molto realistica.
Che quasi tutti siano delle cacchette umane è, però, un discorso diverso. Infatti, come in molti horror, qui vige il detto “Er più pulito c’ha la rogna”: è tosta trovare in molte delle potenziali vittime un pregio.
Partiamo con le persone più decenti.
Saadia è una brava ragazza, almeno in apparenza: è gentile e calma persino con chi la bullizza. Ha una storia molto drammatica e attuale. Menzione speciale al nome dell’attrice, anche se dubito che i suoi genitori la abbiano chiamata Baraka perché fan di “Mortal Kombat”.
Jen e Connor sono i tipici migliori amici e bravi ragazzi, molto protettivi con la bersagliata Saadia. Il terzetto ha tante scene carine.
Anche l’insegnante Kaili non sembra cattiva (è gentile con Saadia e cerca disperatamente una compagnia maschile che possa soddisfare i suoi desideri), così come i due detective: sono semplicemente un po’ inetti e lenti.
Ora passiamo agli altri inquilini, che sono uno più demoniaco dell’altro.
Amy ancora si salva , ha solo il difetto di essere apatica anche nella vita romantica. Il suo ragazzo è un hipster, già basta per far capire che tipo sia. Scherzo, non voglio categorizzare gli hipster, ma Xander è uno stereotipo del genere: è stronzo, altezzoso, acido, dice cose che capisce solo lui e si concia in maniera improponibile.
Amber è matta. Disegna simboli mistici, parla per enigmi e guarda male tutti. Sì, pare che abbia riassunto un mix tra una veggente, Mercoledì Addams e un personaggio del Professor Layton.
Frank maltratta la moglie. Credo basti così.
Dan è un tipo che tiferebbe Salvini, se fosse italiano. Odia gay, neri, musulmani, probabilmente odia anche la sua stessa diarrea perché è marrone e la sua mano sinistra perché non è situata a destra. “Povera figlia”, direte voi. Ma anche no. La ragazza è la copia del padre, tranne per il fatto che è femmina e che si fa un uomo al giorno. Viva i bei valori!
Violet è la psicosi in persona, probabilmente sarà il personaggio che odierete per primo. Io l’ho trovata “simpatica” solo perché apprezzo chi la interpreta (Paula Brancati è apparsa anche nella seconda stagione di “Slasher” e il suo personaggio era il mio preferito). Oggettivamente è orribile: pensa solo ai fanz, alle views, agli sponsor, agli hashtag e al suo vlog. Strumentalizza tutto, soprattutto le tragedie, per acchiappare likes…anche se la maggior parte degli effetti che produce siano tutt’altro che positivi. In più è esagerata, teatrale e vendicativa. Una personcina a modo, non trovate? Poi te credo che il marito la tradisce, tra l’altro con un uomo. Però poi torna da lei e fa un po’ il cagnolino.
Angel, il terzo incomodo, è caruccio ma dall’incazzatura facile e ha la tendenza di fare petizioni e campagne.
Per concludere, il bulletto Charlie è l’apoteosi della feccia umana, mentre Kit è trasgressivo a livelli abnormali, se ne frega di tutto e di tutti, pensa solo a fare roba con chiunque respiri, a prescindere dal sesso.
In sintesi, il 70% del cast fa schifo, sono persone che ti auguri di non incontrare mai, sennò le uccidi te stesso. A me hanno innervosito tanto, ho pensato a ogni puntata “Mo uno di loro dovrà morire, su.” Infatti, quando è arrivato il momento degli omicidi, non mi è dispiaciuto quasi per nessuno.
La storia è strutturata in maniera interessante. Si fa subito un salto nell’anno prima: il giovane Kit, di ritorno da una festa psichedelica e trasgressiva, viene ammazzato nel suo stesso condominio dal Druido, una figura mascherata. Tutti reagiscono al fatto come perfetti esseri umani: non lo aiutano quando grida aiuto e filmano la scena del crimine, quando è ormai morto. Qualcuno addirittura posta foto sui social, commentando in maniera inopportuna.
VIVIAMO IN UN MONDO MERAVIGLIOSO, NON TROVATE?
Poi si torna nel presente e vediamo Saadia e Jen impegnate con gli esami di fine anno. Nel frattempo, si prepara la festa del solstizio estivo, la stessa alla quale partecipò il povero Kit prima di finire all’obitorio.
E proprio in quel giorno…il Druido ricomincia a colpire, uccidendo gli abitanti del condominio.
La struttura narrativa della storia è molto interessante: essa si svolge in sole 24 ore e ogni episodio (sono 8 in totale) copre 3 ore. Fighissimo. La continuità è ben rispettata.
Altro fattore interessante, già visto nella stagione precedente, “Guilty Party”, è l’uso dei flashback, molto utili per conoscere meglio i vari protagonisti e il loro ruolo nella morte di Kit. L’aspetto negativo di questa caratteristica è che spoilera: molto spesso il protagonista dei flashback tende a morire nello stesso episodio. Se l’episodio comincia con i flashback di Tizio, potete scommettere una cena che Tizio morirà entro la fine di quello stesso episodio. La tensione viene un po’ “uccisa” con questo meccanismo, infatti le morti più sorprendenti avvengono quando non ci sono i flashback. Ciò non toglie, però, che questa stagione sia di grande intrattenimento. L’ho divorata in pochissimo tempo.
Il mistero del movente del Druido non è affatto banale, almeno nei primi episodi: la morte di Kit è davvero la causa scatenante del nuovo massacro? A chi sopravviverà al killer l’ardua sentenza.
Interessante anche il modo in cui la narrazione rende sospetti molti personaggi e come i punti di vista cambino in continuazione: non solo vediamo Saadia e Jen alle prese con la scuola, ma vediamo anche i dilemmi tra il triangolo Violet-Joe-Angel, le indagini dei detective, gli sproloqui razzisti di Dan e altro.
L’episodio finale è molto soddisfacente. L’ordine delle morti è imprevedibile: pensavo che i primi a morire sarebbero durati un po’ di più, mentre vittime più palesi sono sopravvissute più a lungo delle aspettative. “Slasher” riesce sempre a sorprendere, sotto questo aspetto. Pochi prodotti horror sono in grado di farlo, ormai.
Importantissimi sono i messaggi che la storia porta. La critica sociale è feroce quanto i delitti del Druido. Vengono condannati duramente non solo atteggiamenti come quelli di Dan, sua figlia e altri bulletti, ma anche la forte componente social che ha ormai condizionato e rovinato l’esistenza umana, anche se in maniera un po’ esagerata (mi auguro che nella vita reale non esistano persone disagiate come Violet): infatti quasi tutti sono dipendenti dai social network, soprattutto i vlog/blog e Twitter. Sono delle applicazioni molto comode e divertenti, ma in mano sbagliate, possono risvegliare il lato oscuro delle persone. Basti vedere la cattiveria gratuita delle persone sotto foto di vip o nei commenti inerenti ad avvenimenti molto delicati oppure gli sciacalli che sfruttano le tragedie per i propri tornaconti, se poi penso ai video in cui la gente mena e bullizza persone (disabili in primis) e i passanti non intervengono, peggio mi sento. “Slasher” mi ha fatto ripensare immediatamente a tutto questo schifo: Stiamo davvero vivendo in un mondo di merda? Ma perché le persone non sanno sfruttare al massimo il loro cervello e le comodità della tecnologia moderna allo stesso tempo? Non è una cosa difficile.
In questa serie, però, ci sta una specie di “legge del contrappasso”: chi fa il bastardo con i social, la paga molto cara. Citando uno degli hashtag molto usati nella storia, “Ognuno raccoglie ciò che semina”.
La sceneggiatura è semplice, nulla di complesso. La maggior parte dei dialoghi consiste in insulti, litigi, deliri trash condizionati dai social e voglia di divertirsi.
I personaggi, nonostante siano quasi tutti negativi, sono interessanti. Avrei voluto tanto indagare nella loro mente per capire il perché fossero dei veri deficienti.
Ottimo l’elemento horror.
La violenza è abbastanza estrema. Questa stagione di “Slasher” non si trattiene e mostra molto più sangue, sesso e violenza. Il Druido ammazza con dei metodi allucinanti, usando sia le sue armi (accetta, coltello, lama enorme di difficile identificazione etc) che gli oggetti presenti nel luogo dell’imminente delitto. Non c’è una scena di morte che non mostri laghi di sangue. Ammetto di essere rimasto impressionato in alcuni momenti: ho ripetuto spesso “Ahi. Ouch. Che dolore. Ma che schifo. Ma che crudeltà.” Però ho apprezzato molto questo coraggio da parte di registi e sceneggiatori.
Ciò che rende il Druido pericoloso non è solo il fatto che usa ogni cosa per uccidere ma è anche per il fatto che corre e pure tanto. Non cammina lento, come un Michael Myers qualsiasi, ma ti salta addosso. Inoltre è bravo a volare da una parte all’altra, manco fosse capace di sdoppiarsi…
Il costume del Druido è semplice, ma figo: è tutto nero, con tanto di cappuccio, con una maschera nera con sopra delle linee blu fluo. In linea con l’atmosfera psichedelica.
La sua identità non è facilissima da azzeccare. Io ho capito chi era verso la fine del terzultimo episodio.
Le ambientazioni sono interessanti: la scuola è un posto visto e rivisto, ma il condominio lo trovo un elemento innovativo, pochissimi slasher sono stati ambientati in una location del genere. Il complesso residenziale non è un posto molto accogliente, vuoi per il degrado mentale di molti dei suoi abitanti, vuoi per il brutto stile con cui è stato arredato. Penso che, dopo aver finito questa serie, avrete persino paura di prendere l’ascensore in compagnia di un vicino.
Alcune inquadrature, soprattutto durante gli omicidi, sono ben fatte.
Le musiche non sono numerose, ma sono azzeccate.
“Slasher: Solstice” conferma che la serie antologica canadese, dopo essere passata a Netflix, è migliorata un sacco. Se continua così, potrebbe diventare un grande contributo per la rinascita del genere slasher, visto che, rari film a parte, sta calando molto di qualità.
Spero che l’ideatore continui a sfornare idee affascinanti, così da poter regalare al pubblico altre stagioni in futuro.
Con questa vi saluto, vado a cercare una villetta in periferia, visto che sto cominciando ad aver paura delle persone che vivono nei piani di sotto…
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