Dico tanto di adorare i film horror, ma faccio meglio a dire che mi piacciono quasi solo gli slasher: i film con dei killer umani che prendono di mira un determinato gruppo di persone mi divertono molto di più, rispetto a una storia paranormale o di esorcismi. Queste ultime mi fanno veramente paura.
Rispetto agli anni ’90 o agli 2000, periodo che mostrò un vero e proprio boom di slasher, in questi ultimi anni c’è stata una grande penuria di opere originali. Mi sembra che siano usciti più dei remake o reboot (quasi tutti di bassa qualità, ahimé), rispetto a qualcosa di nuovo. Un vero peccato.
Quindi, appena leggo dell’uscita di un nuovo slasher, faccio i salti di gioia e mi fiondo a vederlo, sperando che sia un minimo decente.
Netflix ha ascoltato le mie richieste e ha rilasciato un nuovo film slasher, “C’è Qualcuno in Casa Tua”.
Forse avevo le aspettative troppo alte, ma a fine film, ho chiuso Netflix al suon di “Meh”. Poteva andare peggio, ma ho comunque percepito un’occasione sprecata.
Trama: Il liceo Osborne High viene scosso da alcune morti brutali, causate da un individuo mascherato che ama giocare con i segreti delle sue vittime. Più sangue viene sparso, più la giovane Makani, anch’essa perseguitata da un terribile segreto, è convinta di essere la prossima…
Diretto da Patrick Brice e scritto da Henry Gayden, “C’è Qualcuno in Casa Tua” (in originale “There’s Someone Inside Your House”) è un film slasher americano. Tra i suoi produttori vi sono Shawn Levy (“Stranger Things”) e James Wan (“Saw”, “Insidious”).
I protagonisti sono i liceali della Osborne High, a cominciare da Makani (Sydney Park), arrivata dalle Hawaii per terminare l’ultimo anno. Insieme alla ragazza ci sono gli amici Alex (Asjha Cooper), Darby (Jesse LaTourette), Rodrigo (Diego Josef) e Zach (Dale Whibley).
Altri studenti importanti sono i giocatori di football Caleb (Burkely Duffield) e Macon (Zane Clifford), la presidentessa del comitato studentesco Katie (Sarah Dugdale) e il tenebroso Ollie (Théodore Pellerin). Tra i pochi adulti rilevanti, vi sono la nonna di Makani (BJ Harrison), il padre di Zach (William MacDonald) e il fratello di Ollie, il poliziotto Chris (Andrew Dunbar).
I personaggi sono quasi tutti delle occasioni sprecate: hanno qualcosa di interessante, ma che non viene approfondito per niente.
Ovviamente, la protagonista Makani è ben sviluppata, sennò saremmo stati davvero messi male. Gli altri personaggi hanno delle caratteristiche promettenti, ma vengono solo accennate. Nemmeno gli amici della papabile final girl brillano: carini, ma incompleti.
Mi piace però la varietà socio-culturale dei personaggi, in quanto abbiamo anche afro-americani, ispanici, gay e transessuali. Il cast inclusivo rispecchia bene la società moderna ed è un bene. Peccato per le personalità superficiali.
Da buon horror che si rispetti, ci sono personaggi piacevoli, che speri durino il più a lungo possibile, e altri che sono pestilenziali e sogni siano protagonisti di scene di morte brutale (di solito, in questi casi, veniamo puntualmente accontentati). Mi diverte il fatto che siano sempre i personaggi negativi a essere stereotipati. Lo si può notare anche in questo film.
La trama è uguale alla maggior parte dei film horror con protagonisti adolescenti: la vita spensierata in una cittadina viene bruscamente interrotta da un violento omicidio. La vittima è uno degli studenti che frequenta il liceo di Makani.
A fare più scalpore è il modus operandi del killer: uccide le sue vittime indossando una maschera del loro stesso volto e espone pubblicamente i loro segreti più intimi.
Dopo che sono avvenuti altri omicidi, Makani si rende conto che potrebbe essere la prossima, in quanto anche lei nasconde un segreto oscuro.
Non ci sono proprio delle indagini sull’identità del killer, piuttosto delle banalissime accuse contro il solito emarginato della classe: “Ah, lui è proprio strano. Sono convinta che sia lui il killer bla bla bla”. La fiera dell’originalità.
La storia scorre in maniera frettolosa, con lassi di tempo completamente omessi tra una parte e un’altra. Di conseguenza, anche il finale è breve, molto prevedibile, ma almeno coerente con lo stile generale del film.
Oltre alla storia principale, vengono anche introdotte delle pseudo sottotrame dedicate ad alcuni dei personaggi, ma ovviamente sono trattate con sufficienza e tanti saluti.
Essendo il film basato su un libro, forse non era meglio sfruttare al meglio il materiale originale e trarne una serie TV, così da affrontare al meglio tutte le cose possibili? “Scream” l’ha fatto (e non era nemmeno tratto da un libro) e il risultato non è stato male per niente. Bah, a volte fanno un film invece di una serie, altre fanno una serie invece di un film. Chi li capisce è bravo.
Ultimissima opinione sulle aggressioni: il killer entra facilmente nelle case. O le vittime sono così distratte da lasciare la porta aperta oppure sarebbe il caso di investire di più sulla sicurezza domestica.
La cosa che mi ha divertito di più, però, è che una delle vittime stava lavorando con il killer, che aveva preso il posto del suo collega. Come ha fatto a non accorgersene prima? In tutto il lasso precedente alla scena, non ha avuto modo di parlarci e rendersi conto che era un’altra persona?
Sceneggiatura, ovviamente, superficiale. La storia non è valorizzata abbastanza, così come i personaggi (tra l’altro, recitati bene per essere un film con cast adolescenziale). Ok che il cast, in un film slasher, esiste solo per aggiungere carne al macello, ma un minimo di dignità. Vorrei capire se amare o odiare un determinato personaggio.
I dialoghi potevano andare peggio, d’altro canto. Ho assistito a scempi peggiori.
L’elemento horror è quello che salvo di più, tra tutti gli aspetti del film.
Gli omicidi sono fatti bene, uno in particolare mi ha intrattenuto tantissimo. Mi aspettavo più morti, sinceramente, ma quelle che abbiamo avuto almeno sono state rese bene.
Il killer ha un modus operandi molto creativo: minaccia le sue vittime, esponendo i loro segreti più oscuri e le attacca indossando una maschera del loro volto.
Avrà speso una fortuna in stampe 3D.
Il livello di violenza non è esagerato, ma il sangue scorre a volontà. Il killer è molto brutale.
Le ambientazioni sono “volti” molto familiari: una cittadina tranquilla, un liceo, case in cui la vittima è da sola, in tempo per venire assalita dal killer…tutte scene viste tantissime volte negli slasher anni ’80-’90.
Il taglio della regia mi è piaciuto, sinceramente, soprattutto nelle scene di attacco/omicidio.
La struttura della colonna sonora ricorda molto gli slasher come “Scream”, con diverse canzoni tra una scena e l’altra. Personalmente, ho preferito la musica del trailer a tutte le canzoni del film.
Ogni volta che guardo uno slasher che si rivela un’occasione sprecata, una parte del mio cuore si spezza. Già è un sottogenere horror che sta perdendo rilevanza da un po’ di anni, se poi i registi falliscono nelle loro imprese, peggio mi sento.
“C’è Qualcuno in Casa Tua” poteva sorprendere, ma non si è applicato in pieno: personaggi interessanti e ben interpretati, ma poco caratterizzati; storia tipicamente slasher, ma affrettata e superficiale; omicidi creativi e intrattenenti, ma potevano spingersi più in là con i numeri.
Mannaggia.
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Anche io appassionato di slasher anche se adesso sto preferendo la mitologia gotica
Hai visto The raw (o row, non ricordo)?
Penso di averne sentito parlare! Il genere non mi fa impazzire, sinceramente, mi serve molta preparazione psicologica. 😂 Ma un giorno ci proverò.
Il film è uno slasher 🤣🤣
Ah! Benissimo, allora devo informarmi meglio ahahahah grazie!
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