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Strappare Lungo i Bordi

Ultimamente, sto leggendo così pochi fumetti che mi sono perso un sacco di cose…come le opere di Zerocalcare. Tutti ne parlano bene, ma non mi sono mai interessato. C’è voluta la sua serie animata, “Strappare Lungo i Bordi”, perché mi si risvegliasse un definitivo interesse sui suoi fumetti.

Il suo modo di esprimersi e raccontare le sue vicende mi fanno sentire male dal ridere. Come ho fatto a ignorarlo per così tanto tempo?


Diretta e scritta dal fumettista Zerocalcare (vero nome: Michele Rech), “Strappare Lungo i Bordi” è una serie animata italiana rilasciata come prodotto originale Netflix.


Zerocalcare e compagnia bella

Il protagonista è Zerocalcare ed è sempre accompagnato dall’Armadillo, la sua coscienza che può vedere e sentire solo lui.

Altri personaggi includono i suoi amici che conosce da molti anni: Sarah, il Secco e Alice.

Zerocalcare è veramente un tajo, come si dice qui a Roma: ha un carattere molto particolare e vede il mondo in un modo tutto suo, realista ma a tratti anche bislacco. Mi sono rispecchiato parecchio in lui.

L’Armadillo è decisamente una rappresentazione unica della figura della coscienza, visto che quest’ultima di solito dovrebbe consigliare e mantenere la persona sulla retta via. Lui, invece, è pigro e svogliato quanto Zerocalcare e sa essere anche molto scorretto, riguardo certe espressioni.

Gli amici di Zerocalcare sono molto gradevoli e realistici: molte persone si potrebbero rivedere in loro. Sarah non ha peli sulla lingua ed è quella che cerca sempre di far ragionare, mentre al Secco non gliene importa niente di nulla, pensa solo a mangiare gelati (“s’annamo a pija er gelato?” è un mantra che risiede in tutti noi, ammettiamolo). Alice, rispetto agli altri, è quella più fragile e apparentemente indecifrabile.

I personaggi protagonisti di questa serie sono veramente pochi, ma vengono sviluppati ognuno in maniera particolare e sono in grado di mostrare determinati lati della vita: fanno ridere, ma anche riflettere. Ed è una grande cosa.


“Strappare Lungo i Bordi” fa ridere e piangere

La struttura narrativa di “Strappare Lungo i Bordi” sembra confusionaria: ogni episodio ha dei flashback, dei momenti di riflessione generali (conditi da altri flashback) e poi si arriva agli eventi presenti. Nei primi due episodi non avevo capito bene come funzionava, poi mi ci sono abituato.

La trama principale diventa sempre più chiara con il trascorrere dei 6 episodi: Zerocalcare, insieme a Sarah e Secco, si dirigono fuori Roma per Alice, una loro amica in comune. Il motivo di questa riunione è un colpo di scena veramente tosto da digerire.

Mentre noi cerchiamo di capirci qualcosa in più, Zero racconta nei flashback la sua amicizia con gli altri ragazzi e si lascia andare a riflessioni su diversi argomenti: la vita, il lavoro, i rapporti umani. Ogni topic è estremamente attuale. Io mi sono rispecchiato in molte delle cose affrontate.

Il grande pregio di questa serie è la sua capacità nel far riflettere il pubblico su determinati punti tramite il sarcasmo e la risata: ci sono una marea di momenti esilaranti, anche abbastanza scorretti, ma troppo divertenti. Mentre ti sganasci, però, ti fai due domande e finisci per pensare “Oh, ma c’ha ragione su pincopallo”.

Poi, dopo episodi di risate arriva la mazzata finale, la “fregatura”: la trama prende una piega inaspettata e la presa a male diventa predominante. Ci sono sempre momenti simpatici, ma è inutile, i lacrimoni sono già cominciati a scendere dagli occhi.

Bravo, Zero. Anzi, li mortacci tua porco due: mi hai fatto ridere, mi hai fatto ragionare e mi ha fatto pure piagne. Maledetto.


Il dialetto romano e le parolacce: due grossi problemi?

I dialoghi di questa serie potrebbero risultare bislacchi: i personaggi parlano solo in dialetto romano, ma bello romano. Inoltre, ci sono molte parolacce. Sono tratti distintivi di Zerocalcare.

Io, personalmente, da romano mi sono divertito un sacco: il dialetto ci rappresenta in tutta Italia e ha una sua simpaticissima musicalità.

Magari, spettatori un po’ più “pudici” potrebbero rimanere impressionati dal linguaggio scurrile.

E vabbè. Statece. In TV ci sono programmi molto più volgari di un cartone animato.

Chi, invece, si lamenta del dialetto romano mi fa ridere. Ci sono molti prodotti che sono caratterizzato da un particolare dialetto italiano, quindi perché rompere le scatole? Io adoro i dialetti in generale, quindi mi sono divertito tantissimo a sentire un cartone doppiato con voci non impostate e con la dizione sporca.

Ancora non mi capacito che sui social ci sia stata una vera e propria polemica su questo.


“Strappare Lungo i Bordi”: Zerocalcare animato

I disegni sono quelli di Zerocalcare, mentre le animazioni sono curate dalla DogHead Animation Studio. La grafica è molto simpatica e semplice nella sua immediatezza.

L’elemento sonoro è ottimo: le voci sono simpatiche. Zerocalcare è molto bravo a doppiare tutti i personaggi, considerato che non è un doppiatore di professione. Mi ha divertito molto sentire delle voci professioniste parlare in romano.

La vera star, però, è Valerio Mastandrea: il suo Armadillo è un divertimento continuo.

La colonna sonora è fatta molto bene, tra canzoni già conosciute e la sigla di apertura.


Dopo aver visto “Strappare Lungo i Bordi”, mi sono maledetto per non aver letto prima qualcosa di Zerocalcare. Se le sue opere seguono lo stile della serie animata, rientrerebbero perfettamente nei miei gusti.

Questo cartone è una validissima entrata italiana nel catalogo Netflix: è divertente, è introspettivo, ti fa male quando meno te lo aspetti.

Non so se uscirà una nuova stagione, forse è meglio così. Non sarei pronto emotivamente.

Nel mentre…s’annamo a pijà er gelato?

“Strappare Lungo i Bordi” è disponibile qui!

RedNerd Andrea

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