“LOL 2: Chi Ride è Fuori” è arrivato. Come l’anno scorso, questo programma è uscito proprio nel mezzo di un periodo delicato per tutti e per me ha rappresentato un’occasione per ridere e non pensare a niente.
Onestamente, questa seconda stagione mi ha divertito anche più della prima (su cui ho scritto qui), forse per merito di un cast veramente folle e mattatore.
Che peccato che le puntate durino poco.
Diretto da Alessio Pollacci, “LOL 2: Chi Ride è Fuori” è un game show comico, tratto dal programma giapponese “Documental” (di Matsumoto Hitoshi), ed è disponibile su Amazon Prime Video. I primi quattro episodi sono usciti il 24 febbraio, mentre gli ultimi due il 3 marzo.
Gli “eroi” di “LOL 2”
Anche questa stagione ospita 10 comici di talento: alcuni sono dei veterani, altri sono stati scoperti dal pubblico solo da pochi anni.
I nomi sono: Virginia Raffaele, Corrado Guzzanti, Maria Di Biase, Maccio Capatonda, il Mago Forest (vero nome Michele Foresta), Diana Del Bufalo, Tess Masazza, Max Angioni, Gianmarco Pozzoli e Alice Mangione (questi ultimi due fanno parte de “The Pozzolis Family”).
A condurre, anche quest’anno, c’è Fedez, affiancato da Frank Matano, già protagonista della prima stagione. Un altro volto che ritorna dall’anno scorso è Lillo, ingaggiato dai conduttori per portare scompiglio, caos e risate tra i concorrenti.
Personalmente, ho apprezzato molto questo cast, diviso in artisti conosciutissimi nell’ambiente mainstream (Guzzanti, Raffaele, Forest, Capatonda, Di Biase) e in altri più di nicchia o “giovani”. Questa differenza di esperienza si è vista, nel corso delle sei ore di competizione, però ha contribuito alla creazione di un’atmosfera più variegata.
Io ho venerato i comici più stagionati: ogni singola imitazione di Virginia Raffaele e Corrado Guzzanti mi ha fatto sentire male, così come il resto delle loro esibizioni.
Il Mago Forest è la quota Elio di questo anno: come ti percula lui, nessuno. Le sue uscite nonsense mi hanno messo in difficoltà.
Maria Di Biase mi fa ridere dai tempi di Zelig. La trovo folle, ma realistica. Avrei fatto come lei, per evitare di ridere.
Maccio Capatonda l’ho recuperato solo dopo il suo boom in televisione. Mamma mia che sagoma. Nemmeno qui si è risparmiato.
Tra i giovani, quello che ci ha messo la faccia fino all’ultimo secondo è stato Max Angioni, per me. Non avevo idea di chi fosse, prima di pochi giorni fa. Ora posso dire che è stato una scoperta interessante.
Gli altri, ahimé, temo abbiano pagato lo scotto di trovarsi contro dei mostri sacri della comicità e quindi sono emersi poco.
Il duo dei conduttori funziona.
Frank Matano e Fedez si divertono tantissimo insieme. Ho notato, però, che Matano ha ricevuto molto poco spazio, l’ho visto più come una spalla/assistente, più che come co-conduttore. L’avrei voluto vedere in un ruolo più attivo, visto che può fare molte cose.
La cosa buona è che ride dal primo all’ultimo minuto. Una gioia per le nostre orecchie.
Mi è mancata la Mara Maionchi nazionale, però.
Lillo nei panni del disturbatore è stata una mossa geniale. La sua comicità non conosce fine: basta poco e qualcuno viene ammonito o eliminato.
Nuovi concorrenti, stesse regole
Le regole di “LOL 2: Chi Ride è Fuori” sono le stesse dell’anno scorso.
I dieci comici vengono rinchiusi in un teatro per sei ore. L’unico obiettivo è non ridere fino alla fine della competizione. L’ultimo che rimane in gioco vince 100.000 euro da devolvere in beneficienza.
Ogni concorrente ha solo due possibilità: se ride la prima volta, viene ammonito con un cartellino giallo; se ride una seconda volta, riceve il cartellino rosso e viene definitivamente eliminato, senza poter fare appello.
Rispetto al nipponico “Documental”, “LOL” è più severo, visto che Matsumoto Hitoshi dà ben tre possibilità, se gli gira bene. Ok salvaguardare alcuni comici bravissimi ma dalla risata facile, ma secondo me, alla lunga, si perde il divertimento.
“LOL” è più cattivo: anche le smorfie più innocue vengono penalizzate. Ho notato che potrebbero avere chiuso un occhio su alcuni sghignazzi, ma ci sta.
Durante le sei ore, i comici cercano di far ridere i loro avversari attingendo sia da performance conosciute (ma sempre divertenti) che da pezzi nuovi o improvvisati. A volte, vengono spinti da Fedez attraverso degli inviti. In ogni caso, alcuni dei concorrenti non hanno perso l’occasione per fare danni, causando ammonizioni, eliminazioni e risate. Alcuni si sono rivelati dei geni infami, anzi delle “brutte persone”, per citare Maria Di Biase.
Poi c’è Lillo, il Disturbatore. Ogni volta che viene chiamato, riporta delle sue gag, ma modificate. Il suo obiettivo è cercare di mettere pepe e aiutare lo scorrere del gioco, portando a diverse penalità.
Oltre alle performance, la comicità del programma è portata dalle smorfie dei concorrenti. Pur di non darla vinta agli altri, ognuno di loro ricorre a diversi escamotage, così da sopprimere ogni principio di risata: c’è chi si mette la cravatta o i capelli in bocca, c’è chi comincia a scappare e c’è addirittura chi comincia a darsi schiaffi in faccia.
Mi sono sentito male.
La vera sorpresa è l’assenza di un elemento come Caterina Guzzanti: anche i comici più esperti (compreso il fratello Corrado) si sono trovati subito in difficoltà. Quest’anno ho trovato un gioco più equo: chiunque poteva crollare in ogni momento.
Ecco, la suspense di “LOL” supera quella di “Documental”, soprattutto perché nella versione italiana non si vede quasi mai quando qualcuno ride: viene evidenziato dai conduttori, che premono subito il tasto per fermare il gioco e assegnare le penalità. Complimenti all’ingegnosità di regista e cameraman, che hanno nascosto il più possibile i momenti incriminatori.
Su “Documental”, invece, si vede sempre quando qualcuno ride. Divertente sì, ma ammazza la tensione.
Anche quest’anno, penso che “LOL 2: Chi Ride è Fuori” sia arrivato nel momento giusto. C’era davvero bisogno di passare un breve momento di leggerezza e tranquillità.
Ho apprezzato diverse cose, di questa seconda stagione:
- La voglia di mettersi in gioco di tutti i concorrenti, a prescindere dalla riuscita delle loro performance.
- La follia di Lillo e dei veterani.
- L’imprevedibilità del gioco: chiunque poteva ridere anche per una frase innocua. Il clima era meravigliosamente teso.
- La grande sportività dei concorrenti. Ok, è un gioco e c’è un premio in palio, ma nessuno l’ha presa con esagerata competitività. Tutti erano lì per divertirsi ed è questo il modo per rendere un gioco veramente piacevole.
Quanto mi serviva ridere.
Peccato che le puntate sono durate pochissimo: ciascuna massimo una mezz’ora. “Documental” ha puntate lunghe un’ora cadauna.
Voglio continuare a ridere. Penso che darò una chance anche alle altre versioni internazionali.
Spero anche che escano nuove stagioni nostre, in futuro: sarebbe divertente vedere Aldo, Giovanni o Giacomo, qualcuno della Premiata Ditta, Tullio Solenghi, Massimo Lopez, la mitica Paola Cortellesi.
“LOL” è disponibile qui!
Nella pagina seguente troverete delle mie considerazioni spoiler.