Ho cominciato “Bridgerton” per mera curiosità: si avvicinava l’uscita della seconda stagione e tutti avevano ricominciato a parlarne.
I pareri erano quasi unanimi nel considerarla una trashata, ma piacevole.
Sperando di non avere a che fare con una perdita di tempo, mi ci sono immerso.
Sì, la prima stagione è talmente trash da chiedermi se fosse voluto, ma mi ha motivato a guardare anche la seconda…e lì sono rimasto scioccato dal cambiamento di rotta: il secondo capitolo è molto più serio e impegnato.
La domanda sorge spontanea: cosa cerca di essere “Bridgerton”?
Creata da Chris Van Dusen e prodotta da Shonda Rhimes (colei che ha creato e prodotto serie ultrafamose come “Grey’s Anatomy”, “Scandal” e “How to Get Away with Murder”), “Bridgerton” è una serie drammatica statunitense in costume. Entrambe le stagioni sono state rilasciate sulla piattaforma streaming Netflix come suo prodotto originale e fanno parte della trasposizione della serie di romanzi omonima, scritta da Julia Quinn.
La famiglia Bridgerton
I personaggi principali sono i membri della famiglia che dà il titolo alla serie: i Bridgerton.
Abbiamo mamma Violet (Ruth Gemmell) e la sua numerosissima prole, tra cui i figli Anthony (Jonathan Bailey), Benedict (Luke Thompson) e Colin (Luke Newton) e le figlie Daphne (Phoebe Dynevor) e Eloise (Claudia Jessie).
Un’altra famiglia rilevante nella storia è quella dei Featherington, capitanata da mamma Portia (Polly Walker) e che comprende le figlie Prudence (Bessie Carter), Philippa (Harriet Cains) e Penelope (Nicola Coughlan), a cui poi si aggiungono la cugina Marina (Ruby Barker) e il cugino Jack (Rupert Young).
Altri personaggi chiave sono l’onorevole Lady Danbury (Adjoa Andoh), il duca Simon Basset (Regé-Jean Page), scapolo molto ambito, e la Regina Charlotte (Golda Rosheuvel), personaggio realmente esistito.
Nella seconda stagione, il cast si anima ancora di più grazie alla famiglia Sharma, composta da mamma Mary (Shelley Conn), figlia maggiore Kate (Simone Ashley) e figlia minore Edwina (Charithra Chandran).
A concludere questa lista della spesa c’è la narratrice Lady Whistledown (doppiata dall’immensa Julie Andrews, in originale), autrice di un giornale scandalistico che sa tutto di tutti e mette anche i fatti più delicati alla berlina.
Il cast mi ha notevolmente sorpreso: mi aspettavo attori di serie B e caratterizzazione irritante, ma mi sono dovuto ricredere in pochissimo tempo.
La recitazione è veramente buona e anche i personaggi più “stereotipati” hanno comunque un loro spessore…tranne le sorelle di Penelope, copie palesi di Anastasia e Genoveffa.
Diciamo che ogni individuo si fa valere, nel bene e nel male. Personaggi che pensavo mi sarebbero rimasti sulle scatole, basandomi su storie simili viste in passato (tipo Daphne ed Edwina), mi hanno sorpreso in positivo.
Io completamente Team Anthony, Penelope, Eloise, Benedict e Kate. Li adoro.
Pure la Regina. Non me la sarei aspettata mai così irriverente e trash.
Notare la struttura simpatica di alcuni nomi: i figli Bridgerton sono stati chiamati in ordine alfabetico (dal più grande Anthony alla più piccola Hyacinth), mentre le donne Featherington hanno tutte un nome che inizia con P.
Intrighi, matrimoni e ancora intrighi
Come si può evincere dal titolo, “Bridgerton” riguarda maggiormente la famiglia Bridgerton.
Sconvolgente, eh?
Ogni stagione sembra riguardare un figlio diverso: la prima ha Daphne come protagonista, mentre la successiva, per la gioia di molti (me incluso) mette Anthony al centro.
Nonostante la storia principale riguardi un singolo individuo, succedono molte cose al resto del cast che in qualche modo si incastra bene con il protagonista.
In ogni episodio, quindi, non ci si annoia mai.
Ci sono colpi di scena, intrighi, complotti, storie d’amore, ancora intrighi, poi tradimenti e ancora una volta intrighi.
Inoltre, c’è anche il mistero dell’identità di Lady Whistledown (che io ho indovinato quasi subito…gli anni dedicati a leggere Agatha Christie e Detective Conan cominciano a dare i loro frutti).
Ciò che mi ha veramente sorpreso di questa serie è il cambio di tono tra una stagione e l’altra.
La prima è molto ironica, a volte troppo. I contenuti trash erano così tanti che mi sono chiesto se la serie fosse veramente intenzionata a prendersi sul serio.
Poi è arrivato il capitolo seguente e c’è stato un cambio di atmosfera radicale: tutto più serio, impegnato, senza però perdere la vera ironica.
Da quello che pensavo essere una ennesima copia di “Orgoglio e Pregiudizio” è diventato qualcosa di più unico.
Mi diverte molto anche questo “crossover” tra finzione e realtà (la Regina).
Lo stile di “Bridgerton”
“Bridgerton”, a livello estetico, è molto gradevole.
I costumi sono molto belli, ma a catturare maggiormente il mio cuore sono state le ambientazioni, soprattutto quelle più campagnole e naturali.
Quanto darei per passare una giornata in quelle ville super regali.
La colonna sonora, beh…è epica.
Vi aspettereste mai di sentire musiche come “Material Girl” e “Wrecking Ball” in una serie televisiva in costume, ambientata nel periodo della Reggenza inglese?
Ebbene, con “Bridgerton” è possibile.
Musiche moderne riarrangiate in chiave classica.
Sublimamente trash.
“Bridgerton” è una serie da non sottovalutare.
Pensavo sinceramente che fosse una telenovela trash in costume, ma vedendolo ho cambiato radicalmente idea.
Sì, è comunque un pochino trash, ma fatto bene. I personaggi si fanno ben volere e la recitazione è di gran livello.
Chissà su quale Bridgerton si soffermerà la terza stagione.
“Bridgerton” è disponibile qui!