Avreste mai pensato di vedere Brad Pitt fare a botte con Bad Bunny? Ora è possibile!
Verso inizio anno, lessi “I Sette Killer dello Shinkansen” (titolo originale “Maria Bitoru”), di Isaka Kotaro, conosciuto in USA come “Bullet Train”.
Abituato a romanzi più tranquilli, come quelli di Yoshimoto Banana, o surreali, come quelli di Murakami Haruhi, è stata una botta d’aria fresca: il romanzo appartiene ai generi action e mystery, con forti tocchi alla Tarantino.
Dopo essermi gustato il libro, ho scoperto che sarebbe uscito l’adattamento cinematografico, “Bullet Train”.
MA, perché c’è sempre un MA…si sarebbe trattato di una pellicola americana, con buona parte del cast composto da attori occidentali.
Ho subito storto il naso, ma mi sono detto: “Ma vediamolo comunque, magari non fa nemmeno schifo”.
E in effetti non ha fatto schifo, anzi si è rivelato carino.
Completamente diverso, a un certo punto, dall’opera originale, ma comunque godibile.
Un cast diverso…da quello del libro
Chi ha letto il romanzo originale, sa che tutti i personaggi sono giapponesi.
Nel film, solo una piccola parte lo è: lo staff dello shinkansen (il treno veloce protagonista della storia), il deliquente Yuichi (Andrew Koji) e suo padre (il leggendario Sanada Hiroyuki).
Il resto dei protagonisti è occidentale: abbiamo Brad Pitt, Sandra Bullock, Aaron Taylor-Johnson, Logan Lerman, addirittura il rapper Bad Bunny e un cameo assurdo di Channing Tatum. Per di più, il boss principale da giapponese diventa russo.
Il personaggio più strano, per chi ha letto l’opera originale, però, è Prince, il bambino bastardo e sadico: qui è interpretato da una giovane ragazza, Joey King.
Non ho ancora capito il perché di questo cambiamento importante, ma questa versione femminile mi è risultata più simpatica e gradevole, visto che il personaggio originale è orrendo (umanamente parlando).
…non che lei sia una personcina carina e innocua.
La storia consiste in un gruppo di sicari che si intrufolano in uno shinkansen (il treno super veloce caratteristico del Giappone – invidiato da tutto il mondo, aggiungerei): ognuno di essi ha un obiettivo proprio, ma alla fine si scoprono tutti collegati.
Una volta che i personaggi si incontrano, inizia la guerra per la sopravvivenza, tra sparatorie, cazzotti e morte.
Ho apprezzato molto la fedeltà delle personalità originali: abbiamo lo sfigatissimo ma abilissimo Ladybug (Brad Pitt), i fratelli Lemon (Brian Tyree Henry, il più giocherellone e ingenuo) e Tangerine (Aaron Taylor-Johnson, quello più freddo, calcolatore e cervellotico), la sadica e fortunata Prince (Joey King) e l’alcolizzato e impulsivo Yuichi. Nel mentre, appaiono altri killer che rendono le missioni dei protagonisti ancora più complicate: vi vorrei vedere voi ad affrontare una specialista di veleni (Zazie Beetz) oppure un criminale in piena sete di vendetta (Bad Bunny).
Quindi, sarà un po’ strano vedere più di metà cast occidentalizzato, ma a livello di personalità, viene pressoché tutto rispettato.
La caciara di “Bullet Train”
Il punto in cui il film si stacca decisamente dal romanzo originale, però, è nella parte finale della trama.
Il modo in cui la storia si conclude è completamente diverso, ma rispecchia molto lo stile americano del cinema action.
Immaginatevi un lettore del libro che si aspetta che la storia finisca come da programma, per poi trovarsi una sequenza di scene inedita.
Mi è preso un colpo, ma sono morto dal ridere.
Trash, caos, distruzioni esagerate.
Che ridere.
Anche alcuni epiloghi individuali sono cambiati, ma si rimane così destabilizzati dalle scelte assurde di regia per potersene lamentare anche solo per un secondo.
Onestamente, è una delle poche volte in cui le licenze poetiche sono assurde, completamente diverse dalle fonti originali e cafonissime (nel senso positivo del termine) ma perfettamente in linea con lo stile generale del film.
Esteticamente, è un bel film.
Lo shinkansen è fighissimo, i combattimenti sono coinvolgenti e divertenti, grazie al mix di azione e ironia.
Anche la colonna sonora ha il suo perché. Interessanti le cover in giapponese di icone degli anni ’70 e ’80, come “Stayin’ Alive”.
Ringrazio di non essere una persona molto purista, perché sennò non avrei apprezzato un adattamento così diverso dall’opera originale.
Sti cavoli delle etnie diverse dei personaggi.
Sti cavoli del finale stravolto.
“Bullet Train” mi ha divertito e sorpreso, rimanendo fedele al suo essere caciarone, trash e americano.
Ah…leggetevi il romanzo originale. Ne vale la pena.
Qui, il trailer del film!
Per chi non ha letto il romanzo originale, "Bullet Train" è un interessante storia che unisce azione, mistero e massacri Tarantiniani. Per chi ha letto il libro e sa andare oltre il purismo, potrebbe rivelarsi ugualmente un'esperienza di grande intrattenimento.