Tornato dal Giappone, in preda all’ansia per due settimane di quarantena (fiduciaria), due tamponi (spoiler: entrambi negativi) e un ultimo esame da dare prima di lavorare alla tesi (spoiler 2: passato al primo colpo), ho riabbracciato una mia grande abitudine: vedermi almeno un film horror al giorno.
Tra le pellicole scelte per “allietarmi” le notti italiane, ho preso il cofanetto con i primi 4 film di “Resident Evil”, trashosi ma godibili.
Alla fine della visione, mi è tornata voglia di giocare ai giochi.
Peccato che li ho dati tutti via.
Niente da temere.
Il Nintendo E-shop giapponese ha messo, proprio in quel periodo, tutti i giochi Capcom a metà prezzo, compresi i titoli di “Resident Evil” disponibili per Nintendo Switch.
Ne ho approfittato per prendere gli unici due titoli disponibili che non ho mai finito: la remaster del primo capitolo e il sesto capitolo.
Sono voluto andare in ordine e ho giocato la remaster dello storico capostipite.
Quanto. Cavolo. è. Bello.
Tra grafica, aggiunte nella trama e cagate in mano, mi sono divertito un mondo e sono riuscito, finalmente, a finirlo.
Mi sento migliorato, come gamer.
La remaster del primo “Resident Evil” è stata sviluppata dalla Capcom nel piuttosto lontano 2002 ed è originariamente uscita per GameCube. In seguito è uscita per Wii (versione che comprai, ma MAI finii), per poi venire rilasciata in una versione HD per altre console, come PS3, PS4 e Nintendo Switch. Questo titolo è il remake dell’omonimo videogioco, uscito per PS1 nel 1996.
La trama, principalmente, non ha subito modifiche: sono avvenuti degli orrendi omicidi nei pressi di Raccoon City, la squadra speciale S.T.A.R.S. manda una squadra ad investigare. La squadra svanisce nel nulla, quindi ne viene mandata un’altra che scopre che alcuni dei colleghi hanno fatto una fine atroce e sono costretti, dopo un’aggressione, a rifugiarsi in una villa, sperando di restare al sicuro.
E invece…non è così. 🙂
Si tratta solo dell’inizio di un vero e proprio incubo.
“Welcome to the Survival Horror.”
Un’introduzione che è rimasta negli annali e che ha contribuito a dare una definizione più precisa per il genere videoludico di “Resident Evil”, appunto “Survival Horror”.
In questo primo capitolo, quindi, guideremo i protagonisti nell’immensa Villa Spencer, cercando di risolvere i misteri degli omicidi e della sparizione della prima squadra S.T.A.R.S.
Essendo un giallo horror, ci sono una marea di colpi di scena, tra creature orride, omicidi, tradimenti e doppigiochi. Più si esplora la villa (e i suoi dintorni), più si ha modo di scoprire molta roba a proposito dell’Umbrella Corporation, l’azienda coinvolta nella creazione del T-Virus, l’arma biologica che ha dato il via alla storia della saga.
A seconda delle scelte che verranno fatte nel corso del gioco, si potranno ottenere numerosi finali, alcuni più positivi, altri più negativi.
In questo titolo, è possibile controllare due personaggi: Chris Redfield e Jill Valentine. Scelto uno di loro, l’altro apparirà come personaggio non giocabile.
Altri personaggi importanti sono i loro compagni di squadra, Barry Burton e Albert Wesker, quest’ultimo loro capitano; Rebecca Chambers, giovane agente della squadra scomparsa; numerosi personaggi legati alla creazione della villa e del T-Virus, tra cui la famiglia Walker.
I personaggi di questo gioco sono diventati, con il tempo, delle icone del mondo videoludico, con tutto che non hanno delle personalità uniche.
Io li adoro tutti.
Chris è il protagonista tipicamente maschile, forte, resistente e ligio al dovere.
Jill è la protagonista tipicamente femminile, cazzuta e agile.
Barry è il membro sarcastico del gruppo.
Wesker è il buon capitano di poche parole e misterioso, con il fetish di indossare occhiali scuri pure in una villa illuminata.
Tra l’altro, lui mi ha sempre ricordato Horatio Caine di “CSI: Miami”.
Interessante l’aggiunta di altri personaggi, come la famiglia Walker, visto che danno più spessore a una trama all’epoca abbastanza banale.
Impossibile non citare i veri protagonisti del gioco: gli zombie, affiancati da altre orride creature come gli Hunter, i Cerberus, il serpentone Yawn e, ovviamente, il Tyrant.
Che creature deliziose.
La sceneggiatura, in confronto al gioco originale, è più intelligente e interessante. Niente battute cringe come “The Unlocking Master” e “Jill Sandwich”. Grazie al cielo.
Le aggiunte di alcune sottotrame, come quella dedicata alla famiglia Walker, rende il gioco ancora più interessante e sostanzioso.
Amerò per sempre la possibilità di raccogliere documenti all’interno delle varie stanze perché ci permettono di avere una visione più ampia di ciò che ha portato alla tragedia di Raccoon City.
I vari nomi, però, mi faranno sempre ridere.
Prima di tutto, Raccoon City. La Città del Procione. Che nome esilarante, soprattutto ora che sono un fan dei Guardiani della Galassia. Mi viene sempre in mente una città piena di procioni incattiviti e volgari, come Rocket.
Gli altri nomi, in realtà sono abbastanza logici: i cani si chiamano Cerberus, gli squali si chiamano Neptune, il ragnone gigante Black Tiger, il boss finale è Tyrant…
Perché il serpente si chiama, invece, Yawn, ovvero “Sbadiglio”? Non ci azzecca una mazza, visto che sibila e non sbadiglia.
Le scelte astute dei giochi horror trash degli anni ’90.
I personaggi hanno personalità interessanti, anche se non sono sorprendenti, ma risultano davvero carismatici.
Il gameplay non ha subito grosse modifiche, ma sono state aggiunte un sacco di cose belline.
Ci sono molti più enigmi e oggetti chiave da raccogliere, soprattutto chiavi ed emblemi.
Chris può portare solo 6 oggetti, mentre Jill 8. Sarà molto difficile gestire, in entrambi i casi, l’inventario da portare in giro. Per fortuna, in alcune stanze ci sono delle scatole in cui depositare gli oggetti in eccesso, da recuperare poi appena si rivelano utili.
Nelle stesse stanze ci sono delle macchine da scrivere con cui è possibile salvare i progressi del gioco, se si è in possesso di un nastro inchiostratore.
Una novità è la presenza di reparti, nel menù, dedicati agli oggetti di difesa (pugnali, granate accecanti e taser) e a un oggetto fisso, separato dall’inventario: Chris ha un accendino, mentre Jill un grimaldello per scassinare alcune porte.
Muovere il personaggio alla maniera del Resident Evil originale resta ancora una seccatura, visto che è un modo un po’ legnoso, però è possibile usare anche i movimenti dei giochi più recenti, che permettono al protagonista di muoversi a 360° più fluidamente.
Anche da parte dei nemici ci sono novità: se non si uccide per bene uno zombie (ovvero, dandogli fuoco con il cherosene e l’accendino o sparandogli in testa), la creatura tornerà in vita di nuovo, ancora più feroce e pericolosa. Questa variante è chiamata Crimson Head.
Se gli zombie standard fanno paura, i Crimson Head ti fanno cagare nei pantaloni.
Inoltre è presente un nuovo boss ricorrente: Lisa Trevor, impossibile da uccidere con un’arma da fuoco.
Anche i contenuti disponibili dopo aver completato il gioco, soprattutto a difficoltà più elevate, sono maggiori: spicca la modalità One Dangerous Zombie, in cui bisogna completare il gioco, cercando di sfuggire a un particolare zombie, pieno di carica esplosiva: se viene colpito da un proiettile o si avvicina troppo a voi, kaboom! Tutto esplode.
Inno all’ansia.
L’elemento horror funziona benissimo. I mostri fanno paura e sono aggressivi abbastanza da spingerti a reagire in fretta: ucciderli o scappare? A voi la scelta, basta che nun ve fate magnà.
C’è un buon numero di jump scares, tutte abbastanza fatte bene e anche funzionali al gameplay.
Ovviamente, la grafica è di tutt’altro livello, rispetto all’originale del 1996.
Però, non mi sarei mai aspettato un livello così alto. Si vede proprio che è stato fatto un bel lavoro di rimodernamento e l’HD non fa altro che rendere il tutto più figo.
I personaggi sono resi veramente bene e i mostri sono orrendi al punto giusto.
Le ambientazioni sono stupende, soprattutto perché sono state aggiunte una marea di stanze e livelli in più, ognuno molto caratteristico e in grado di risultare affascinante e inquietante, allo stesso tempo. La villa è così enorme che mi ci sono perso una marea di volte.
Colonna sonora scarna, ma molto d’effetto.
Il doppiaggio, stavolta, è fatto bene. Niente cringe da b-movie.
La remaster di “Resident Evil” è un bellissimo gioiello e sono felicissimo di averla potuta finire, dopo tanti anni dal mio fallimento sulla Wii.
Tutte le aggiunte e le migliorie, la difficoltà bella tosta, la grafica stupenda, tutto mi ha conquistato. Sorprendente che sia un gioco del 2002.
Ora mi aspetta un’impresa probabilmente più ardua: “Resident Evil 6”.