Per ovvie ragioni, non giocai al capitolo originale appena uscì. Ero troppo piccolo e mi avrebbe traumatizzato per anni.
Quando fui diventato abbastanza maturo e bravo come giocatore, lo acquistai digitalmente per la PS Vita e, aiutato da una guida online, finii entrambe le run.
Se il primo “Resident Evil” era un titolo promettente, il secondo è un vero e proprio capolavoro. Penso che nessun episodio successivo (a parte il 4, anche se si è allontanato dallo stile originario) sia mai riuscito a superare il suo livello di qualità.
L’uscita di un suo remake, ovviamente, è stata accolta con felicità ma anche con scetticismo: non è mai facile rifare un gioco già fantastico.
I trailer, però, hanno sin da subito dato un’ottima impressione: bellissima grafica, gameplay più dinamico dell’originale, anche se più vicino allo stile di RE4.
Dopo aver messo mano alla PS4, non ci ho pensato due volte e ho acquistato il remake a prezzo scontato.
Penso di averci messo molto di meno a finire quest’ultimo che la versione originale…sebbene non abbia ancora terminato la seconda run.
Questo non è un remake. è IL remake.
Il remake di “Resident Evil 2”, sviluppato e pubblicato dalla Capcom, è stato rilasciato nel 2019 per Windows, PS4 e XBOXONE ed è il rifacimento del videogame omonimo uscito nel 1998.
Personaggi iconici, rimasti nella storia
I protagonisti giocabili sono le due icone a cui ci siamo affezionati da anni: Claire Redfield (sorella di un altro protagonista, Chris) e Leon S. Kennedy. Entrambi sono diretti a Raccoon City per motivi diversi, ma finiscono per collaborare per non restare vittime della epidemia causata dal virus T.
Oltre a loro, altre persone sono scampate all’apocalisse zombie: la dottoressa Annette Birkin, sua figlia Sherry; il capo della polizia Irons e la bella e misteriosa Ada Wong.
Bisogna anche menzionare i cattivi di questa storia: zombie, Lickers, Tyrant, Mr. X…tutte le creature che ci hanno fatto venire infarti multipli fino alla fine del gioco.
I personaggi sono proprio come li ricordavo: iconici, affascinanti e odiosi, nel caso di alcuni.
Ovviamente, grazie alla possibilità di creare un prodotto più raffinato, rispetto al 1998, i loro caratteri sono stati approfonditi. Irons me lo ricordavo proprio squallido e qui è pure peggio, al limite del mostro, ma lo shock, per me, è stato Annette: non me la ricordavo così fredda e pessima come madre. Povera Sherry, con due genitori così, ha passato un’infanzia infernale.
Ecco, Sherry non l’ho mai vista come la classica bimba piagnona e irritante e in questo remake è ancora più adorabile.
Leon, Claire e Ada sono sempre delle icone. Impossibile non amarli.
Welcome to Raccoon City
La storia principale non ha subito variazioni: Claire e Leon si dirigono a Raccoon City. Lei cerca il fratello Chris, lui deve cominciare il suo lavoro nel corpo di polizia della città.
Ovviamente, si trovano ad affrontare situazioni completamente diverse dalle loro aspettative…tipo sopravvivere a un’apocalisse zombie.
Possiamo affrontare la storia dal punto di vista di Leon o Claire. Ognuno dei due visiterà gli stessi luoghi, ma all’interno di tempistiche diverse e incontrando altri personaggi secondari. I due, però, finiranno per incontrarsi più volte, fino ad affrontare la fase finale del gioco, disponibile solo dopo aver completato due run: la prima con il personaggio scelto da voi (nel mio caso, Claire), la seconda automaticamente con l’altro (Leon). Così facendo, è possibile acquisire una visione più completa della trama. Se poi rifate la stessa cosa, ma al contrario (prima Leon, poi Claire) ancora meglio, soprattutto perché sbloccherete più contenuti speciali, tra nuove modalità, livelli di difficoltà più avanzata e altri extra interessanti.
Ovviamente, più si va avanti nel gioco, più gli imprevisti piovono a catinelle, costringendo i protagonisti a fare deviazioni. Porte chiuse, boss improvvisi, esplosioni, rapimenti…c’è di tutto.
Avendo giocato l’originale, già conoscevo la storia a memoria, ma riviverla in alta definizione, con modifiche, aggiunte e miglioramenti è stato molto bello. I documenti sparsi per il gioco, inoltre, forniscono una contestualizzazione ancora più ampia intorno agli eventi della storia.
Un “nuovo” gameplay
Il gameplay sposa gli elementi principali degli ultimi giochi della serie, fino al 6: i personaggi li controlliamo da una visuale in terza persona, ma non da una prospettiva dall’alto, come nei primi tre titoli della saga, ma dalle spalle del protagonista. Inoltre i movimenti sono molto più fluidi e non rigidi, ci si può muovere più liberamente.
Oltre a scappare, difendersi e sparare, bisogna risolvere i vari enigmi sparsi nelle location del gioco, che sia un semplice inserimento di una chiave (nascosta chissà dove), una combinazione di oggetti o veri e propri rompicapo. La pressione è alta, soprattutto nei momenti in cui viene inseguito da un tipo particolare di zombie.
Bisogna assolutamente prestare attenzione a ogni angolo di ogni stanza che si visita: ogni oggetto raccoglibile può rivelarsi importante.
Oltre alle armi e alle erbe curative, ci sono gli oggetti chiave (importanti per proseguire nella trama e nell’esplorazione), parti di modifica per potenziare le armi, polveri da sparo con cui creare munizioni aggiuntive (raccoglietele tutte e combinatele tra loro perché nelle difficoltà più alte servono più munizioni possibili), oggetti utili per l’autodifesa e collezionabili misti che possono contribuire allo sblocco di trofei e contenuti extra.
Come nel gioco originale, si comincia con una capienza molto limitata di oggetti trasportabili, ma sarà possibile ampliare la capacità di trasporto.
Tenete sotto controllo la vostra salute: se la barra è rossa, basta anche solo un morso e siete finiti. Se non riuscite ad aprire il menù ogni tre secondi perché siete pigri, guardate il dorso luminoso del joystick della PS4: il colore che riflette rappresenta il grado di salute rimasta: se è verde siete in piena forma, se è giallo siete feriti, se è rosso curatevi subito o pregate di non venire attaccati fino alla prima stanza sicura possibile.
A proposito di joystick interattivo…quando vengono fatte determinate azioni, come aprire porte chiuse a chiave, raccogliere mappe o aprire casse di sicurezza elettriche, il joystick fa risuonare il rumore dalle sue casse. Così facendo, aiuta il giocatore a immergersi meglio nel gioco, anche se a me ha sempre messo più ansia, ma è un gioco horror, mica potevo pretendere relax e messaggi affettuosi di consolazione.
Leon e Claire in alta definizione!
La grafica è S T U P E N D A. I personaggi sono realizzati veramente bene, i loro volti rasentano il capolavoro. Esteticamente non riflettono al 100% lo stile originale ed è meglio così perché sono davvero realistici.
Le ambientazioni sono piene di personalità: sono enormi, confusionarie (ho dovuto rivedere mille volte la mappa per capire dove andare) e raramente trasmettono senso di sicurezza. Anche quando sembri finire in una zona tranquilla, c’è quel piccolo elemento che ti ricorda che sei in un videogioco horror, quindi devi stare attento sennò ti caghi in mano e muori male.
Gli zombi e le creature affini fanno veramente paura. Sono dettagliate e imprevedibili.
La colonna sonora non è vasta in termini di tracce musicali, ma gli effetti sonori sono molti e sono uno più ansiogeno dell’altro. Se siete rincorsi da una creatura vestita con un impermeabile, dovete veramente fare attenzione anche al minimo rumore di passi perché potrebbe portare alla vostra salvezza.
Per quanto sia tosto anche a difficoltà normale, questo remake mi ha entusiasmato al massimo. Esteticamente è una favola, l’esperienza di gioco è coinvolgente e le varie aggiunte e migliorie, anche a livello di trama, hanno impedito la sensazione di giocare a un mero copia e incolla in altissima definizione.
Avevo altissime aspettative e sono rimasto comunque sconvolto. “Resident Evil 2” è da inserire come case study in un ipotetico manuale intitolato “Come creare il remake videoludico perfetto”.
Il prossimo passo sarà giocare al remake del terzo gioco. So già che non rimarrò estasiato come con RE2, ma non si dice mai di no a questa spaventosa saga.